''La situazione non e' più accettabile, bisogna sconfiggere la malattia e superare uno stato di incertezza e confusione che grava esclusivamente sul reddito e sulla testa degli allevatori''. A dichiararlo e' il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori del Lazio e membro della Presidenza nazionale, Alessandro Salvadori, a proposito della lingua blu, una malattia che solo in Italia ha causato la morte di oltre 600 mila ovini, il divieto di movimentazione per circa 150 mila vitelli e costi di gestione lievitati proprio dal meccanismo che ha bloccato gli animali in stalla. ''A distanza di oltre quattro anni dai primi casi di lingua blu comparsi negli allevamenti italiani - prosegue Salvadori - abbiamo solo tre certezze: il settore e il reddito degli agricoltori sono in agonia, la vaccinazione decisa dal ministero della Sanita' e' un fallimento in molte realta' d'Italia e la malattia non e' stata debellata''.
Salvatori delinea i motivi che hanno spinto la Cia a promuovere un Convegno nazionale sulla lingua blu che si terra' il prossimo 2 dicembre a Cagliari.''Negli ultimi tempi -spiega Salvadori- si parla poco di questo gravissimo problema che sta logorando un comparto di vitale importanza per l'economia del Paese, ma la soluzione e' lontanissima dall'essere trovata. L'unico aspetto positivo anche se tardivo, e' la presa di coscienza del governo sulla gravita' della situazione che finalmente riconosce i pesanti danni determinati dalla vaccinazione anche se non dice chi li paghera'''. ''Il primo dicembre - prosegue il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori del Lazio - dovrebbe partire la campagna di vaccinazione anche se e' ormai riconosciuto, dati inequivocabili alla mano, che la vaccinazione comporta gravi rischi e incide pesantemente sulla fertilita' degli animali. Ora basta - afferma Salvadori - alle sperimentazioni fallimentari che pagano solo gli allevatori. Gli investimenti e la ricerca dovrebbero concentrasi maggiormente sulla prevenzione, sul vettore che genera la malattia e sulla possibilita' d'impiego di vaccini inattivati che diano la sicurezza di non provocare danni al bestiame. Sugli indennizzi il caos e' totale e non si capisce come e se verranno risarciti gli allevatori che hanno subito danni prima del 2003. Negli ultimi dieci anni gli allevatori italiani hanno speso molto denaro per modernizzare le aziende e per arrivare a produrre su standard qualitativi di livello assoluto, e ora tra lingua blu, blocchi di movimentazioni e disfunzioni connesse - conclude Salvadori - sono costretti a vivere una crisi inaspettata e devastante''.
(Adnk/Adnkronos Salute)