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AVDA, VETERINARI ANIMALISTI

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Un nuovo esercito di paladini dei diritti animali scende in campo: armati di camice e stetoscopio, una laurea in Veterinaria in tasca e un profondo senso di giustizia e di rispetto per ogni forma di vita animale nel cuore. A comporne le file sono i soci dell´Avda, Associazione di Veterinari per i Diritti Animali nata a Torino solo una settimana fa, prima e unica associazione del genere in Italia, con una gemella d´oltreoceano, l´Avar (Association of Veterinarians for Animal Rights) della quale proprio in questi giorni si sta svolgendo il congresso nazionale negli Stati Uniti. «L´idea di costituire un´associazione di veterinari attivi nella difesa dei diritti animali era giunta a maturazione - spiega il promotore dell´iniziativa Enrico Moriconi, veterinario torinese impegnato da anni, anche politicamente, sul fronte animalista - dopo anni di pratica della professione mi sono reso conto che i miei colleghi veterinari, che spesso si avvicinano agli studi spinti da una genuina vocazione di altruismo verso gli animali, si spostano poi col passare degli anni verso una visione utilitaristica. D´altronde è la stessa formazione universitaria a creare professionisti che indirizzano le cure degli animali d´affezione per rispondere alle esigenze dei loro padroni, e veterinari che badano allo stato di salute degli animali cosiddetti "da reddito" con prevalente attenzione al bilancio economico dei loro allevatori» . L´Avda ha così stilato un «manifesto» ispirato ai principi fondamentali della «Dichiarazione Universale dei diritti degli animali» recepita dall´Unesco fin dal 1978: «I veterinari firmatari - prosegue Moriconi - s´impegnano con la sottoscrizione a seguire le linee ideologiche e pratiche del manifesto. Ad utilizzare le loro conoscenze scientifiche solo nel rispetto del diritto alla vita e alla non sofferenza degli animali, a non utilizzare gli animali per fini sperimentali o ludici, a non partecipare ad attività venatorie, ricorrendo, qualora si rendesse necessario, anche all´obiezione di coscienza» . Questo sul piano della condotta individuale, mentre a livello pubblico «i firmatari s´impegnano a lavorare per promuovere una cultura di difesa del benessere animale; sia a livello scientifico - nella ricerca e nella promozione di metodi di ricerca alternativi alla sperimentazione in vivo, per esempio ? sia sul piano culturale, nella promozione della cultura animalista» . Anche Marzio Panichi dell´università di Veterinaria di Torino, uno fra i soci fondatori, ci conferma: «La costituzione dell´Avda è un´iniziativa preziosa che porterà a validi risultati. Ho sempre presente durante le mie lezioni l´esigenza di diffondere fra gli allievi la cultura del protezionismo. Dobbiamo formare i veterinari in modo che non dimentichino mai i diritti degli animali e li proteggano durante la loro attività professionale, per fornire loro una sicura base morale con cui opporsi agli interessi economici che talvolta si trovano in rotta di collisione con i fondamentali diritti animali. Certo la formazione di una mentalità protezionistica è come una scala in cui bisogna salire un gradino dopo l´altro, ma fortunatamente non siamo più a livello zero» . ( Da La Repubblica, Torino, 07/05/2004)