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ECM, D’ARI: DIROMPENTE IL NUOVO DM

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E’ una selezione darvinista quella prevista dal Decreto del 31 maggio scorso sui requisiti delle società scientifiche. Dimensioni e grado di rappresentatività sono i due criteri principali alla base della selezione delle società che potranno chiedere al Ministero della Salute il riconoscimento per svolgere attività ECM.
E sono anche i criteri più discussi. Se ne rende conto lo stesso Vice Presidente della Commissione Nazionale per l’ECM, Raffaele D’Ari che dichiara al Sole 24 Ore Sanità: “L’effetto sarà dirompente. Gran parte delle associazioni esistenti serve a reperire fondi dalle aziende farmaceutiche per organizzare congressi, il resto è aria fritta: questo decreto rappresenta un momento di pulizia volto a raggruppare le società i gruppi omogenei evitando la polverizzazione attuale, che è del tutto ingiustificata. Sono presenti numerose società scientifiche che per numero di associati, ambiti specifici di attività, finalità istituzionali e rapporti con il mondo del farmaco e dei dispositivi medici non possono svolgere correttamente o compiutamente le proprie funzioni”. Oltre alla rilevanza nazionale e alla presenza in almeno 12 regioni, il decreto richiede la rappresentatività di almeno il 30% dei professionisti attivi nel settore.” Questo paletto del 30% - spiega D’Ari- in Commissione non è ancora stato accettato , qualcuno parlava del 35%. Il limite adottato consentirà invece, alla fine, di legittimare sì e no una sessantina di società mediche, una per disciplina: le sub-specialità, invece saranno, costrette ad associarsi alla disciplina madre.”
A verificare i requisiti delle società, interverranno la FISM e una Commissione ad hoc che D’Ari assicura “ sarà insediata al più presto e conclude:“le società che vorranno partecipare alla nuova sperimentazione di accreditamento dei provider in pista da settembre, saranno obbligate a ottenere l’accreditamento o saranno escluse”.