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CHE FOLLIA L’OSPEDALE PER ANIMALI

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( da Libero, 11 maggio 2004) Apparentemente potrebbe sembrare una buona notizia. Comune e ASL 1 di Napoli si stanno facendo vanto della costruzione di un ospedale pubblico veterinario. Pronto soccorso, sale operatorie, addirittura Tac, prestazioni efficienti e soprattutto gratuite. Hanno esultato molti cosiddetti “animalisti”, soprattutto le frange più estreme , quelle che ammettono candidamente di soffrire nel vedere il cagnolino che sta male, ma di non provare nulla per i carabinieri ammazzati a Nassiriya. Chi invece ragiona con equilibrio e sa comporre una scala di valori non ci ha messo molto ad annusare la trappola. Quando tutto è gratis gatta ci cova. Quello che cova è l’odore di un enorme business che non si capisce con quali coperture finanziarie sarà realizzato. Si tenga conto che compito precipuo delle ASL e dei loro servizi veterinari è il controllo degli alimenti, delle malattie epidemie, dell’ambiente, della lotta al randagismo. Agli studi, ambulatori e cliniche dei liberi professionisti spetta la cura degli animali di proprietà come è giusto che sia. In una regione, come la Campania dove non si è ancora riusciti a realizzare neanche l’anagrafe bovina, pensare ad un ospedale pubblico veterinario dal costo preventivato di 1.800.000 euro con personale sanitario, infermieri, ausiliari, autisti di ambulanze che lavorano su tre turni, per coprire l’intera gioranta è pura follia. ma chi paga? La singola sterilizzazione di un cane che costo avrà con un simile mostro divoratore di denaropubblico? perchè non sfruttare le centinaia di strutture private esistenti sul territorio, struture già attrezate e dotate di personale altamente qualificato? Perchè non fare delle semplici convenzioni con loto come si fa in mabito umano, con laboratori di analisi, case di cura, centri di fisioterapia, ecc.? A Napoli città e provincia ci sono almeno 20.000 cani randagi, di cui metà femmine. Arriviamo pure a sterilizzare tremila femmine all’anno. Ne rimangono settemila che daranno alla luce decine di migliaia di cuccioli. Un circolo infernale da cui non si esce. Il controllo va fatto a monte, su chi viene in possesso di un cane. Forse bisogna tornare alla Napoli del 1965 quando, dopo la comparsa della rabbia, i veterinari vigili, tecnici comunali e volontari andavano quartiere per quartiere, casa per casa a cercare i cani per censirli e vaccinarli. Bisogna chiudere il grosso rubinetto, non aprire il più piccolo tappo del lavello. Se no l’acqua esce. E se l’ospedale veterinario sarà realizzato secondo le intenzioni degli amministratori che ora fanno la ruota davanti alle urne elettorali, di acqua ne uscirò eccome dalle magre finanze degli enti locali. I cittadini sanno benissimo che il tutto gratis, a costi spropositati, si riverbera sulle loro tasse, specie quelle di chi cani e gatti non ne possiede e ha il diritto di non pagare uno sperpero di denaro che rischia di andare in tasca a chi i peli ce li ha, ma lunghi e robusti su petti villosi. Tutto ciò in un paese dove, per fare un’ecografia al fegato tramite la mutua si fa in tempo a diventare cirrotici. Fra un paio di anni vedremo forse le immagini di Striscia la notizia che mostra l’ospedale veterinario di Napoli pieno di macchinari che arrugginiscono nell’oblio, ennesimo catafalco di una finanza allegra e sconsiderata. E l’ASL 2 sta già preparando il suo ospedale veterinario. Qualcuno li fermi prima di dover invocare l’ironica saggezza partenopea. Chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto. Oscar Grazioli