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VALSAMOGGIA (BO)

Aviaria, Tosi (IZS): il gatto "ha superato l'infezione"

Aviaria, Tosi (IZS): il gatto "ha superato l'infezione"
E' tornato a casa il gatto entrato a contatto con il virus dell'Influenza Aviaria nel bolognese. Dagli USA, aggiornamenti sull'esposizione ai focolai e al cibo crudo.

"Dalle analisi effettuate sul sangue del gatto, sono stati trovati gli anticorpi al virus e questo dimostra che anche lui è stato infettato, ma ha superato l’infezione. Probabilmente aveva un sistema immunitario migliore dell’altro gatto". Lo dichiara Giovanni Tosi, direttore dell'Istituto Zooprofilattico di Forlì, laboratorio di riferimento della regione Emilia-Romagna per l’Influenza Aviaria.
La dichiarazione si riferisce ai due gatti di un allevamento avicolo familiare di Valsamoggia (Bologna), sede di focolaio. Mentre il primo gatto era deceduto dopo il contagio, il secondo "è sempre sotto osservazione da parte del servizio veterinario, ma non è più ricoverato, è tornato a casa. Questa è una buona cosa"- ha aggiunto Tosi.

L'informativa della Regione Emilia Romagna- I gatti vivevano a stretto contatto con il pollame di un allevamento familiare risultato infetto. "Il rischio di contrarre l’infezione è molto basso ed è legato ad uno stretto e prolungato contatto con volatili infetti. Una situazione che non riguarda quindi gli animali domestici che vivono in città o in appartamento"- afferma Tosi in una nota della Regione Emilia Romagna.
La normativa comunitaria non prevede misure di controllo specifiche per i gatti positivi all’influenza aviaria, ma per la tutela degli animali stessi è raccomandato che siano tenuti isolati sotto il controllo del servizio veterinario della Ausl che effettua la sorveglianza per valutare l’andamento clinico della malattia e seguire il decorso dell’infezione.
Dopo la positività nel primo gatto- proprio per circoscrivere il virus e impedirne la diffusione-  il Servizio veterinario della Azienda Usl di Bologna aveva avviato esami preliminari su prelievi di sangue e tamponi sul secondo gatto  che conviveva con quello risultato positivo. La normativa comunitaria non prevede misure di controllo specifiche per i gatti positivi all’influenza aviaria, ma per la tutela degli animali stessi - prosegue il comunicato regionale- sono stati tenuti isolati sotto il controllo del servizio veterinario della Ausl che effettua la sorveglianza per valutare l’andamento clinico della malattia e seguire il decorso dell’infezione.

La circolare del Ministero della Salute- Il caso del gatto positivo nel bolognese è citato dalla circolare ministeriale diffusa dai Dipartimenti di Prevenzione e One Health.  Nell’attuale stagione epidemica, in Italia, è stata rilevata una positività in un gatto domestico presso un allevamento familiare già oggetto di focolaio confermato per influenza A(H5N1) HPAI. Nell'intero genoma del virus del gatto sono state osservate tre differenze nucleotidiche con quello del pollame. Nonostante un miglioramento della capacità di adattamento ai mammiferi, i virus dell’influenza aviaria attualmente in circolazione negli uccelli in Europa, "non si trasmettono facilmente da volatili o altri animali infetti alle persone".

Negli USA- Sono saliti a quattro (fonte: Oregon Department of Agricolture) i gatti positivi nello Stato americano, balzato alle cronache per il decesso di un gatto morto dopo avere mangiato cibo crudo contaminato dal virus H5N. Tutti vivevano solo all'aperto e significativamente esposti a un centro di ricovero per animali selvatici, dove erano presenti molte anatre e oche. L'accesso ad uccelli acquatici infetti pone un rischio significativo per i gatti, tanto quanto l’assunzione di cibo crudo contaminato (latte compreso), anche se prodotto industrialmente con metodi di liofilizzazione o ad alta pressione per ridurre i patogeni batterici. Per le autorità sanitarie dell’Oregon non si hanno evidenze di processi in grado di rendere il cibo crudo completamente sicuro dall'influenza aviaria. La Food and Drug Administration ha diffuso raccomandazioni ai produttori di alimenti crudi e latte non pastorizzato affiinché introducano processi di inattivazione del Virus. Casi di gatti randagi infettati sono monitorati dalla FDA anche negli stati della California, Colorado e Washington..