E proprio qui sta il punto: «Questo accentramento di poteri non rispetta il "titolo V", gli Izs non sono Enti vigilati e in tal senso ho già richiesto un parere legale dell'avvocatura regionale, che mi ha dato ragione - ha dichiarato Coletto - Questo decreto non è stato fatto per il Veneto, dove le cose vanno bene, ma per le Regioni che non sono mai riuscite a mettersi d'accordo. E noi che c'entriamo? Per non parlare poi della qualifica del direttore, perché imporre sia un veterinario quando c'è già un direttore sanitario veterinario: deve essere un manager, e bravo».
E' l'impianto del decreto a non andare bene: "Gli Izs sono una risorsa, lavorano per il territorio, se ad esempio penso a quello delle Venezie di cui il Veneto è capofila, fanno anche utili, e adesso si vorrebbe far decidere tutto a livello centrale? ».
Coletto minaccia ricorsi qualora il decreto dovesse andare avanti così come è stato presentato in una audizione informale alle realtà interessate e il 15 dicembre scorso alla Commissione stessa. Le perplessità, sollevate anche da altre regioni, sull'impianto del decreto sono ampie, ma si focalizzano soprattutto su un passaggio: "il direttore generale deve essere un medico veterinario di comprovata esperienza a livello nazionale e internazionale... è nominato dalla regione dove l'istituto ha sede legale d'intesa con il Ministro della Salute e in caso d'Istituti interregionali, di concerto con le regioni interessate, d'intesa con il Ministro della Salute e in caso di assenza d'intesa, provvede il Ministro della Salute....". Passaggio già contestato in sede di Commissione senato, dove era stata chiesta una modifica recepita dall'allora ministro Fazio.