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MINISTERO DELLINTERNO

Chiarezza sullo status delle guardie venatorie e zoofile

Chiarezza sullo status delle guardie venatorie e zoofile
Il Ministro Angelino Alfano ha suggerito un chiarimento legislativo "che elimini ogni residua incertezza", con il necessario coinvolgimento del Ministero della giustizia.

Con una interrogazione al Ministro dell'Interno, l'On Luigi Laquaniti ha chiesto di cambiare il parere del Dipartimento della pubblica sicurezza sullo status delle guardie venatorie e zoofile volontarie. Il parlamentare ha espresso "perplessità" in merito al parere che lo scorso anno il Dipartimento ha reso alla pretura di Brescia, negando che alle guardie venatorie volontarie possa riconoscersi la qualifica di agente di polizia giudiziaria. In questo modo - ha detto Laquaniti- si è andati "un po' contro quello che era l'indirizzo già definito dalla legge n. 157 del 1992 e poi confortato anche dall'alta giurisprudenza della Corte di Cassazione che, prima nel 2006 e poi nel 2011, aveva confermato questo indirizzo e cioè il riconoscimento di questo status di polizia giudiziaria alle guardie venatorie volontarie".

Sollecitato a fare chiarezza, il Ministro Angelino Alfano ha precisato che "il possesso di tale qualifica non è oggetto di conferimento amministrativo bensì discende direttamente da norme di legge in relazione alla natura e ai contenuti degli specifici compiti di vigilanza affidati a determinati agenti ed operatori".
La legge n. 157 del 1992, che reca norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio- ha ricordato il Ministro-  attribuisce la qualifica di agenti di polizia giudiziaria solo a determinate categorie "tra le quali non sono comprese espressamente le guardie volontarie venatorie. A queste ultime sono attribuiti, a determinate condizioni e in maniera esplicita, solo compiti di vigilanza".

Secondo Alfano, "il parere reso dal Dipartimento della pubblica sicurezza alla prefettura di Brescia non aveva alcuna portata innovativa, poiché si limitava a richiamare in premessa una precedente circolare del 2003 e un pronunciamento del Ministero della giustizia dello stesso anno, entrambi contrari al riconoscimento delle qualifiche sia di ufficiale che di agente di Polizia giudiziaria nei confronti delle guardie venatorie volontarie. Tale orientamento - ha aggiunto- è del resto suffragato dalla prevalente giurisprudenza di legittimità, ancorché ricorrano pronunce della suprema Corte di segno diverso basate sull'assunto che la qualifica di operatore di Polizia giudiziaria consegua dalla stessa attribuzione dei compiti di vigilanza venatoria".

La questione - ha concluso- "potrebbe meritare anche un chiarimento legislativo con il necessario coinvolgimento del Ministero della giustizia affinché prevalgano i profili di competenza che sono del Ministero della giustizia; un intervento legislativo che elimini ogni residua incertezza".

L'interrogante ha convenuto sull'opportunità di un intervento normativo e di presentare una propria proposta di legge.