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CANE MASTINO

Chirurgia sbagliata: chiede 100mila euro, ne ottiene 9mila

Chirurgia sbagliata: chiede 100mila euro, ne ottiene 9mila
Veterinari sbagliano l'intervento sul cane, la proprietaria: «Mi aspettavo che il giudice li condannasse anche al risarcimento delle spese, ma così non è stato». La vicenda sul Corriere del Trentino.
La proprietaria di Gastone, un mastino nato il 24 aprile 2018 e morto nell’agosto dello scorso anno, riassume una storia lunga sei anni. La causa intentata da una donna trentina contro uno studio di veterinari. «Mi aspettavo che il giudice condannasse i due veterinari anche al risarcimento delle spese sostenute per rimettere in piedi il mio mastino». «La scelta era sopprimerlo fin dalla nascita o curarlo. Noi abbiamo optato per la seconda soluzione». 

Gastone e i problemi di deambulazione - Fin dalla nascita, il suo cane ha sofferto di problemi di deambulazione. Cinque mesi, il 27 settembre, è stato quindi sottoposto a un intervento chirurgico, giudicato errato dal tribunale di Trento solo pochi giorni fa. Il giudice Giuliana Segna ha condannato i due veterinari a risarcire con poco meno di 9.000 euro la proprietaria del cane. Non è andata gran bene alla trentina: aveva chiesto altri centomila euro di «indennizzo» legati al grave turbamento psichico provocato dagli errori commessi nell’intervento. Gastone, infatti, aveva poi continuato a essere preda di dolori vissuti a suon di guaiti nei suoi primi due anni di vita. Il giudice Giuliana Segna ha però respinto questa istanza. «Non mi interessano i soldi, non ci contavo, so solo che ha vinto Gastone perché sono stati rispettati i suoi diritti», commenta la sua proprietaria. «Io non ho perso». Le aspettative erano però altre: «Mi aspettavo che il giudice condannasse i due veterinari anche al risarcimento delle spese sostenute per rimettere in piedi il mio mastino ma così non è stato».
Ora Gastone non c’è più: «È morto nell’agosto del 2024, a sei anni. Ha avuto un collasso». C’è il dolore per la sua comparsa ma resta l’orgoglio «di avergli fatto trascorrere gli ultimi tre anni e mezzo della sua vita come tutti gli altri quattro zampe al termine di una serie di interventi chirurgici, cure e tanta fisioterapia». Il ricordo della proprietaria di Gastone è rivolto al periodo post guarigione del mastino, «a passeggiate in città, gite in montagna, ai suoi salti e la sua istintiva protezione verso di noi e anche gli altri due nostri quattro zampe come ogni cane da guardia che si rispetti».

Le operazioni- Nell’agosto del 2018, a quattro mesi dalla nascita del mastino, la signora si era recata in un ambulatorio veterinario a Trento, segnalando le difficoltà di deambulazione dell’allora cucciolo. In quell’occasione, il medico aveva evidenziato la necessità di sottoporre l’animale a un’operazione per la prevenzione della displasia dell’anca. Il 27 settembre del 2018, Gastone era stato sottoposto all’intervento ma la situazione non era migliorata in quanto non stava ancora sulle quattro zampe e non riusciva a deambulare. Il 7 novembre 2018, il mastino era stato così sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico, da parte di un medico diverso rispetto a chi l’aveva operato la prima volta. In quell’occasione, era stata accertata una grave imperizia nell’operazione eseguita solo due mesi prima. Neanche il secondo intervento aveva però risolto le gravi malformazioni di Gastone che così era stato sottoposto ad altre operazioni tra il 4 maggio 2019 e il 14 ottobre di quello stesso anno. Si tratta, quindi, di una serie di ulteriori spese che la trentina aveva dovuto sostenere «a causa delle errate scelte diagnostiche ed operative del convenuto», scrive il giudice nella sentenza.

In tribunale - L’aspetto giudiziario di questa vicenda ha inizio, invece, il 18 maggio 2021 quando la proprietaria di Gastone ha citato in giudizio il titolare dell’ambulatorio trentino e il medico che aveva effettuato il primo l’intervento. Durante il processo, il perito nominato dal giudice ha evidenziato che «l’operazione è stata eseguita su di un cane che per le sue dimensioni e per il suo peso non era certo un soggetto tra i più idonei ad essere sottoposto ad un intervento di tal genere, eseguito in modo imperito». I due convenuti «hanno collaborato e il dottor (...) non solo era presente in sala operatoria ma anche in occasione della prima visita nella clinica».

Oltre ai quasi novemila euro, il giudice ha condannato i veterinari a pagare anche la rivalutazione monetaria e gli interessi a partire dal 27 settembre 2018, data del primo intervento effettuato su Gastone. In realtà, saranno le due compagnie di assicurazioni a tutela dei medici a sborsare i soldi, (ricorso in appello permettendo). La richiesta dei danni non patrimoniali era fondato su quel periodo tra il 2018 e il 2020 che la proprietaria di Gastone aveva qualificato come uno «dei più brutti della sua vita». Questa richiesta di risarcimento, però, non è stata accolta perché il giudice ha ritenuto che non si trattava di un diritto inviolabile della persona, tutelato dalla Costituzione.

(fonte)