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ONE HEALTH

La crisi degli antibiotici è ancora più grave dopo Covid-19

La crisi degli antibiotici è ancora più grave dopo Covid-19
Studio italiano sulle infezioni batteriche secondarie nei pazienti Covid-19. L'efficacia di un nuovo antibiotico nelle infezioni ospedaliere non migliora lo scenario terapeutico.


“La pandemia ha fatto emergere con forza la gravità della ‘crisi’ degli antibiotici, poiché la popolazione di pazienti affetta da Covid-19 ha dimostrato una maggiore suscettibilità a infezioni batteriche secondarie, che ne hanno aggravato il quadro clinico”. Lo dichiara Marco Falcone, primo autore di una ricerca dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa pubblicata sulla rivista Clinical Infectious Diseases.

Batteri più veloci della ricerca- La ricerca parte da una buona notizia: un nuovo antibiotico, cefiderocol, si è rivelato efficace nel trattamento delle infezioni da “superbatteri” che colpiscono anche i malati di Covid-19. Ciononostante il trattamento delle infezioni ospedaliere non fa progressi, perchè la ricerca su nuovi antibiotici è più lenta dei batteri che sviluppano nuovi meccanismi di resistenza a ritmo accelerato. Nel contesto attuale, largamente dominato dal Covid-19, la “crisi” degli antibiotici è emersa con prepotenza, evidenziando la debolezza delle attuali opzioni terapeutiche per combattere, in particolare, le infezioni da batteri Gram-negativi multi-resistenti che colpiscono anche i malati Covid-19, specie quelli assistiti in terapia intensiva.

Cefiderocol nelle terapie intensive Covid-19 - Lo studio è stato condotto su 10 pazienti critici di età media di 75 anni, di cui 5 ospedalizzati per polmonite SARS-CoV-2.Tutti i pazienti erano in ventilazione meccanica invasiva in terapia intensiva e due in terapia sostitutiva renale continua. A seguito del fallimento delle terapie antibiotiche iniziali e dello sviluppo anche di tossicità correlata, è stato somministrato cefiderocol, in monoterapia in 9/10 pazienti. La durata del trattamento è stata di 14 giorni e il successo clinico a 30 giorni è stato del 70 per cento, mentre la sopravvivenza del 90 per cento (con un solo decesso, un paziente con Covid-19).In conclusione, i risultati dello studio hanno dimostrato la sicurezza e la potenzialità di una nuovissima molecola, il cefiderocol, in un contesto di pazienti in terapia intensiva gravemente compromessi e ad elevato rischio di morte.
"Si tratta ad oggi della più ampia esperienza mondiale con questo antibiotico che è stato fornito al nostro Ospedale nell’ambito di un uso compassionevole”, aggiunge Falcone.

Il nuovo antibiotico- Approvato dall’EMA lo scorso aprile e attualmente in fase di valutazione presso AIFA, cefiderocol, una cefalosporina siderofora, si serve del sistema di assorbimento del ferro proprio dei batteri, per aprirsi un varco nella cellula, agendo come un cavallo di Troia. Il farmaco, legato al ferro, è trasportato nelle cellule batteriche attraverso i canali del ferro presenti nella membrana cellulare esterna dei batteri. In attesa dell’approvazione da parte dell’Autorità regolatoria italiana e date le limitate opzioni di trattamento per i pazienti con infezioni da Gram-negativi multi-resistenti e resistenti ai carbapenemi, il nuovo antibiotico è stato utilizzato in un programma di uso terapeutico allargato e gratuito attivato lo scorso marzo in collaborazione con Shionogi, e nel cui ambito sono rientrati i 10 pazienti oggetto dello studio.

Le infezioni ospedaliere e la pandemia- “Le infezioni ospedaliere sono un annoso problema che affligge i luoghi deputati all’assistenza dei malati. È qui che più facilmente si sviluppano i ‘superbatteri’ ed è qui che è necessario combattere la battaglia contro l’antibiotico-resistenza. È necessario impegnarsi al massimo per ridurne la pericolosità sia attraverso l’applicazione delle procedure previste – dal corretto e frequente lavaggio delle mani all’uso di guanti e attrezzature sterili – sia attraverso la sorveglianza microbiologica e delle infezioni ed il potenziamento dei servizi di infection control”, dice Francesco Menichetti, direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

“In Italia si verificano oltre 10mila morti l‘anno – continua – per infezioni contratte in ospedale e siamo anche uno dei Paesi che ha subito il maggior impatto, in termini di numero di decessi da coronavirus, a livello globale. In questo contesto, la disponibilità di antibiotici innovativi, in grado di ridurre decessi e complicanze e di agire su ceppi resistenti, risulta più che mai necessaria come anche recentemente sottolineato dall’Oms nell’ambito della strategia alla lotta Covid-19”.  (fonte AGI)