Sono ancora elevati i livelli di resistenza nei batteri che causano infezioni di origine alimentare. Lo conferma l'ultimo rapporto congiunto EFSA-ECDC.
EFSA e ECDC hanno analizzato i dati del monitoraggio della resistenza antimicrobica raccolti dagli Stati membri. La relazione mette in luce una percentuale "considerevole" di batteri resistente agli antibiotici comunemente usati nell'uomo e negli animali. Lo scenario si ripete ormai da alcuni anni.
In crescita- Nell'uomo, vengono segnalate percentuali elevate (82,1%) di resistenza alla ciprofloxacina nel batterio noto come S. Kentucky, un tipo di Salmonella. La resistenza di S. Enteritidis all'acido nalidixico e alla ciprofloxacina è in aumento in diversi paesi. E ancora: la resistenza ai fluorochinoloni e ai chinoloni in questi tipi di Salmonella probabilmente riflette la diffusione di ceppi particolarmente resistenti. Quanto al Campylobacter, la resistenza alla ciprofloxacina è diventata così comune nella maggior parte dei paesi da avere limitato di molto l'impiego di questo antimicrobico nel trattamento delle infezioni da Campylobacter.
In calo- Il rapporto include anche alcuni risultati positivi. Nel periodo 2015-2019, è stata osservata una diminuzione della resistenza all'ampicillina e alle tetracicline negli isolati di Salmonella dall'uomo, rispettivamente in otto e undici Stati membri. Tendenza al ribasso anche nella prevalenza di β-lattamasi a spettro esteso (ESBL), produttore di E. coli in campioni di animali da produzione alimentare di tredici Stati membri tra il 2015 e il 2019. Si tratta di un dato importante - rilevano le due Agenzie- trattandosi di ceppi responsabili di gravi infezioni nell'uomo.
Combinazione di CIA- Resta bassa anche la resistenza combinata a due antimicrobici di fondamentale importanza - fluorochinoloni e cefalosporine di terza generazione nella Salmonella e di fluorochinoloni e macrolidi nel Campylobacter. Questi antimicrobici di fondamentale importanza (CIA) sono comunemente usati per trattare infezioni gravi da Salmonella e Campylobacter negli esseri umani.
E' aumentato anche il tasso di batteri E. coli da campioni di animali da produzione alimentare che rispondono a tutti gli antimicrobici testati. Un esito osservato in nove Stati membri nel periodo 2014-2019.
MRSA- Nella discussione finale che chiude il rapporto, si legge che il cibo non è generalmente considerato una fonte significativa di infezione o colonizzazione umana da MRSA (Methicillin-Resistant Staphylococcus Aureus). Una recente valutazione del rischio pubblicata dalla UK Food Standards Agency è giunta alla stessa conclusione.