Report europeo sulle esperienze di 20 Paesi UE e sugli "ampi sistemi di salvataggio e assistenza in Francia e in Italia".
Una calamità naturale colpisce inevitabilmente anche gli animali e i loro proprietari e i servizi veterinari di ogni Stato Membro - sostiene la Commissione Europea- devono essere preparati ad affrontarne l'impatto, pur non essendoci un obbligo giuridico che imponga ai servizi veterinari di dotarsi di piani per affrontare gli effetti delle catastrofi naturali sulla salute e il benessere degli animale.
La Commissione Europea ha pubblicato il report - Emergency preparedness among veterinary services for dealing with natural disasters- nel quale mette a fuoco il ruolo e il grado di prepazione dei servizi veterinari nell'affrontare le calamità naturali. Il report rileva anche che non ci sono documenti di orientamento della Commissione europea.
I risultati mostrano che i livelli di preparazione variano tra gli Stati membri. I servizi veterinari di 6 Paesi (30%) dei 20 paesi che hanno partecipato al questionario hanno risposto di ritenersi ben preparati attraverso la formazione e le esercitazioni, di avere accesso a specifici piani di calamità e di avere testato i loro sistemi per affrontare gli animali in difficili in scenari di calamità naturali reali. All'estremo opposto, in 7 Paesi (35%) dei servizi veterinari fanno affidamento esclusivamente sulle procedure di emergenza epidemica, che potrebbero non essere adatte in caso di calamità naturali.
Le buone pratiche, le analogie e le differenze che emergono dal rapporto dovrebbero essere oggetto di valutazione- conclude la Commissione- da parte delle autorità, degli stessi veterinari e da tutte le parti interessate, proprietari di animali compresi, per prepararsi a disastri naturali di portata devastante, come incendi boschivi, inondazioni e terremoti.