Primo scambio formale fra i Ministri dell'Agricoltura europei sulla riforma della Politica Agricola Comune. Il debutto del Ministro Centinaio.
Il Consiglio europeo dell'Agricoltura ha avviato,
ieri, un primo confronto sulle proposte di riforma,
presentate il 1 giugno dalla Commissione Europea.
I ministri degli Stati Membri- riuniti in Lussemburgo- hanno accolto con favore vari elementi del pacchetto di riforma della futura Politica Agricola Comune (PAC), ma hanno espresso preoccupazione per i tagli proposti dalla Commissione al bilancio della PAC in generale e allo sviluppo rurale in particolare. La politica di sviluppo rurale spesso chiamata "il secondo pilastro" della PAC, integra il regime di pagamenti diretti agli agricoltori con misure di gestione finanziate dal
Fondo FEASR. Nello sviluppo rurale rientrano le misure di condizionalità (sanità pubblica, salute delle piante e degli animali; benessere degli animali).
La Commissione prevede 365 miliardi di euro per finanziare la PAC post 2020 ( 2021-2027), il 28,5% del bilancio complessivo dell'UE per lo stesso periodo. Di questo importo, 78,8 miliardi allo sviluppo rurale (FEASR).
Il Consiglio ha espresso scetticismo anche riguardo ad una effettiva semplificazione della nuova PAC a favore delle autorità nazionali e degli agricoltori. Ciò malgrado la Commissione ne abbia fatto un caposaldo della riforma delineando un nuovo modello di attuazione, in cui gli Stati membri avrebbero più flessibilità per adattare le nuove misure in base alle specificità locali.
La futura PAC sarà incentrata su nove obiettivi generali, fra i quali rientra il miglioramento della risposta dell'agricoltura dell'UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sani, nutrienti e sostenibili, nonché il benessere degli animali.
Al Consiglio del 18 giugno per l'Italia ha
partecipato, per la prima volta, il neo Ministro dell'Agricoltura
Gian Marco Centinaio, che ha lamentato un sistema di accesso ai fondu UE "troppo difficoltoso". Centinaio ha chiesto rassicurazioni sulla possibilità di adattamento della riforma della PAC a un modello di programmazione, come quello italiano, che pone al centro dell’attenzione le amministrazioni regionali.