Sono 530 mila le libere professioniste in Italia. E il dato è in aumento. Solo nel 2024 le donne sono aumentate di cinquantamila unità. Dati e analisi dall'Osservatorio Donne di Confprofessioni.
In tutte le professioni liberali si consolida un trend di crescita che -dal 2009 al 2023- ha visto aumentare le donne di circa 157.500 unità (+49%). Nello stesso periodo la componente maschile è cresciuta decisamente meno: 53.500 unità (+6,5%). È uno dei dati che emerge dall’indagine dell’Osservatorio delle libere professioni nello studio “Le donne nella libera professione in Italia”.
Reddito e genitorialità- La dinamicità delle quote rosa nelle professioni, non trova riscontro a livello reddituale. Se il reddito medio dei professionisti iscritti alle Casse raggiunge poco più di 44 mila euro, per gli uomini è pari a circa 54 mila euro, mentre quello delle donne si ferma a circa 29 mila euro. L’indagine accende i riflettori anche sulla genitorialità. Attraverso la somministrazione nel 2024 di un questionario web based emerge che le libere professioniste percepiscono la maternità come un ostacolo significativo per il proprio sviluppo professionale e, spesso, non usufruiscono di misure di sostegno (74%).
Conoscenza e valutazione delle misure- Il dato più rilevante è rappresentato dalla mancanza di conoscenza delle misure di sostegno, che riguarda quasi la metà delle intervistate. Un altro aspetto critico che emerge è che quattro donne su cinque giudicano inadeguate le misure attualmente adottate.
«Questi elementi», sottolinea Marco Natali, presidente di Confprofessioni, «suggeriscono la necessità di interventi correttivi nelle politiche di informazione in atto, oltre a politiche più incisive per supportare la parità di genere, sia attraverso il miglioramento delle condizioni economiche, sia attraverso strumenti di conciliazione vita-lavoro».
Iniziative- Confprofessioni sta lavorando per individuare un percorso che presenteremo alle istituzioni politiche e che, attraverso adeguate misure di sostegno, possa valorizzare il ruolo della componente femminile e ridurre i divari di genere e reddituali, che ancora pesano sulla realtà professionale in Italia».