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IL COMMISSARIO

PSA, Filippini: "Una sfida che si può vincere"

PSA, Filippini: "Una sfida che si può vincere"
"Abbiamo le idee molto chiare su come intervenire". Lo dichiara il Commissario alla PSA che annuncia "seri provvedimenti" in casio di violazioni sulla biosicurezza.

“Dobbiamo sempre pensare che il pericolo può essere il cinghiale, che si infetta e trasmette il virus al suino domestico, ma anche l’essere umano. Oggi, stando alle indagini epidemiologiche, il ruolo dell’uomo è più importante rispetto a quello dell’animale”. Così Giovanni Filippini, Commissario Straordinario per la Peste Suina Africana, nell’intervista esclusiva su ‘One Health’.

È una sfida che si può vincere? "Assolutamente sì- risponde- Servono tempo, molta prudenza e grande determinazione nell’applicazione delle azioni previste nella strategia. Ancora, serve l’armonizzazione dei comportamenti nei diversi territori. Questa sarà la grande azione che la struttura commissariale intende mettere in campo.

Un'ordinanza restrittiva- "Ho dovuto emanare una ordinanza estremamente restrittiva perché abbiamo la necessità di eradicare il virus dalle zone infette. I territori con cluster attivi sono stati quindi messi in restrizione, con l’obiettivo di dare la possibilità di riprendersi immediatamente e di riportare la produzione delle carni suine alla normalità. L’ordinanza riguarda quindi prevalentemente le movimentazioni tra allevamenti degli animali, del personale, dei mezzi e di tutto quanto possa veicolare anche solo indirettamente il virus. Come detto, ormai moltissime volte, si tratta di un virus aggressivo, che ha elevate capacità di infettare e di diffondersi, un alto tasso di mortalità e una grande resistenza nell’ambiente".

Seri provvedimenti sulla biosicurezza -"Abbiamo inserito tutta una serie di azioni di biosicurezza per gli allevamenti, perché dobbiamo assolutamente proteggerli dall’introduzione del virus. Verranno fatti dei controlli e, quando le condizioni di biosicurezza non dovessero esseri tali da poter garantire la salvaguardia dell’allevamento, saranno presi anche dei seri provvedimenti. Si tratta di una serie di misure, elencate in un decreto emanato nel 2022, che hanno a che fare con la netta separazione fra ambiente interno e ambiente esterno. In particolare, sappiamo che l’ambiente esterno può essere contaminato da un cinghiale affetto dal virus. Le possibilità di portare il virus all’interno possono riguardare sia il contatto con l’ambiente esterno, quindi con i cinghiali, ma anche il cosiddetto “fattore umano”: inconsapevolmente, una persona, o anche un mezzo, possono fungere da veicolo per il virus. Faccio un esempio su tutti: sappiamo che il virus, data la sua alta resistenza, rimane attivo sotto la suola delle scarpe per più di due settimane. Un allevatore che non si cambia le scarpe o non utilizza i dispositivi di protezione individuale può essere lui stesso il veicolo indiretto in un altro allevamento.
Dunque, sono necessarie sia misure strutturali, come le recinzioni, i filtri, le previsioni di igiene, sia misure gestionali di biosicurezza, cioè azioni che vengono fatte dal personale (allevatori, addetti, tecnici di determinati settori, veterinari) o dagli automezzi".

Nuova politica nei confronti del cinghiale- "La popolazione del cinghiale è in aumento rispetto ad anni fa e questo rappresenta un grande fattore di rischio per la PSA: ovviamente, più cinghiali ci sono più occasioni ha il virus di replicarsi e fare danni. Dovremo, ovviamente, prevedere una nuova politica nei confronti del cinghiale per ricreare un corretto equilibrio tra gli animali e i territori della caccia. Su questo stiamo facendo anche altri ragionamenti".

Il ruolo dell'uomo- "Dobbiamo sempre pensare che il pericolo può essere il cinghiale, che si infetta e può trasmettere il virus al suino domestico, ma anche l’essere umano. Oggi, stando alle indagini epidemiologiche, il ruolo dell’uomo è più importante rispetto a quello dell’animale".

Il sistema di sorveglianza dei servizi veterinari - "Nella sfortuna della gestione di questa grande emergenza abbiamo la fortuna di avere identificato tutti i focolai di Peste Suina Africana nel suino domestico in maniera rapidissima. Il sistema di sorveglianza dei servizi veterinari è stato molto efficace: siamo stati in grado di fare diagnosi proprio all’inizio dell’insorgenza della malattia all’interno degli allevamenti. Questo, grazie al sistema di sorveglianza che abbiamo nei territori, ma soprattutto grazie alla grande risposta che abbiamo avuto dagli approfondimenti diagnostici fatti sia negli IZS competenti per territori, che dalle conferme che abbiamo avuto da parte del Centro Referenza Nazionale Pesti Suine, che è all’Istituto Zooprofilattico di Perugia. Il sistema ha dato delle risposte in tempi rapidissimi con una efficienza di altissimo livello e questo ci permette di anticipare eventuali situazioni in cui la malattia si diffonde in altri allevamenti. Adesso dobbiamo lavorare sulla biosicurezza e sulla sorveglianza dei territori, per evitare che il virus vada in zone al di fuori di quelle sottoposte a restrizioni".

Rassicurare gli importatori-  "Questo virus impatta sul settore, probabilmente il principale nel campo dell’agroalimentare industriale. Siamo, quindi, preoccupati di quelle che possono essere le conseguenze sul mercato. Alcuni Paesi stanno prendendo provvedimenti e noi rispondiamo che la situazione è sotto controllo, che stiamo lavorando per contenerla, per confinare il virus ed evitare che vada ad invadere altri territori. Le nostre strategie sono molto chiare. Come Sistema Italia siamo davvero molto bravi a gestire situazioni in emergenza".