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QUESTION TIME

Razze bovine da carne italiane, filiera "debole" e in crisi

Razze bovine da carne italiane, filiera "debole" e in crisi
Il crollo dei prezzi di vendita sta mettendo a serio rischio di sopravvivenza gli allevamenti italiani. Question Time in Senato sulle razze da carne italiane.

Il Ministro delle Politiche Agricole Francesco Lollobrigida ha risposto oggi al question time sugli interventi di sostegno delle razze bovine da carne autoctone italiane. L'atto ispettivo è stato presentato dal senatore Giorgio Maria Bergesio (Lega). "Il tema- ha detto l'interrogante oggi in Assemblea-  è che il mercato delle razze bovine autoctone da carne è in crisi"

Il senatore Bergesio ha presentato i dati del comparto. La  produzione di carne bovina in Italia corrisponde al 50 per cento del fabbisogno. Il grado di produzione interna sale poi al 74 per cento se consideriamo anche i capi importati e ingrassati fino a sei mesi in allevamenti. In ogni caso, il 26 per cento della carne alimentare che abbiamo nel nostro Paese è importata come carne macellata. Negli allevamenti italiani sono ormai delle eccellenze le razze autoctone, iscritte nei libri genealogici. Tra queste ricordiamo: la razza piemontese, la chianina, la marchigiana, la maremmana, la romagnola e la podolica. Le razze da carne autoctone iscritte nei libri genealogici contano oltre 530.000 capi allevati qui in Italia, di cui 268.000 sono vacche; sappiamo bene che, oggi come oggi, le vacche sono per il 98 per cento vacche nutrici. Questi allevamenti contribuiscono all'8 per cento del fabbisogno di carne bovina nazionale. "In mancanza di un'adeguata valorizzazione, la razza piemontese rischia di essere compromessa tra le eccellenze agroalimentari italiane, creando le condizioni per aumentare le importazioni di prodotti dall'estero"- ha detto Bergesio sollecitando interventi.

La risposta del Ministro- "Abbiamo sostenuto il riconoscimento dell'IGP e il sistema della qualità nazionale di zootecnia"- ha dichiarato il Ministro- spiegando che "tali decisioni rientrano nel più ampio impegno del Governo, dirette a contrastare gli allevamenti intensivi, creando le condizioni affinché l'attività zootecnica possa avvenire nel rispetto del benessere animale.Per tante ragioni, per l'animale stesso, ma anche per la qualità dei prodotti".

Il Ministro ha citato il Presidente della Regione, Alberto Cirio, che "si è impegnato a tutelare, a sviluppare i prati stabili. Una iniziativa interessante che garantisce la possibilità di avere un equilibrio ambientale e anche produzioni di grande qualità"- ha detto Lollobrigida.

Sulla transumanza, accennata nell'interrogazione, il Ministro ha parlato di "un altro elemento tipico, tradizionale ma di allevamento corretto nel rispetto della vita dell'animale. Certo, gli animali in quella fase vanno protetti anche dai grandi carnivori e dalle aggressioni che possono rilevarsi a danno di quell'allevamento tradizionale che deve e può rafforzare la filiera con quel valore aggiunto che è proprio dato dalla qualità delle nostre produzioni".

Il Ministro ha quindi ricordato gli stanziamenti del suo Ministero: 3 milioni di euro nel 2023 e  5 milioni nel 2024, "finalizzati a sviluppare l'operatività della banca dati unica zootecnica, strumento imprescindibile per la mappatura chiara del patrimonio zootecnico nazionale, che serve evidentemente allo studio e al rafforzamento delle razze".
Il miglioramento genetico "rappresenta un investimento strategico di lungo periodo, con effetti lungo tutta la filiera produttiva. Per questa ragione il Ministero eroga contributi all'Associazione nazionali di allevatori riconosciuti quali enti selezionatori. Negli ultimi anni, fino al 2024, il sostegno all'attività dei programmi genetica è stato attuato anche con il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022, con l'obiettivo di promuovere il miglioramento genetico del patrimonio zootecnico e la biodiversità animale attraverso un sistema innovativo integrato di assistenza zootecnica.  L'obiettivo - ha aggiunto- è quello di riorganizzare il sistema di allevamento puntando sulle specializzazioni.

Quanto all'importazione di vitelli, "questo è un problema"- ha spiegato. "Se ce ne fossero in quantità che in un mercato aperto arrivano dalla Francia ma riteniamo vadano valorizzati anche gli allevamenti di carattere nazionale proprio perché riescono a garantire intanto una risorsa importante della quale l'Italia è deficitaria. E' costretta all'import di carni macellate altrove in maniera estremamente rilevante".

Per il Masaf la filiera delle carni è "una filiera debole", per la quale è stato previsto un findo da 100 milioni di euro a sostegno alle filiere per animali allevati e anche nati in Italia, "perché vogliamo incentivare ed implementare non solo la produzione finale, ma anche l'allevamento e la crescita di filiere che siano idonee a garantirlo". A queste risorse vanno aggiunte quelle della PAC 2023-2027 "con 37,2 milioni di euro annui di stanziamento a tutela e a difesa del nostro sistema di allevamento"- ha concluso.