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BIODIVERSITA'

Specie invasive, due decreti per lo scoiattolo grigio e l'ibis sacro

Specie invasive, due decreti per lo scoiattolo grigio e l'ibis sacro
L'impatto sanitario e sulla biodiversità di specie invasive di rilevanza per l'Italia, come lo scoiattolo grigio e l'ibis sacro, impone l'adozione di piani di gestione.

Tra i punti all'ordine del giorno della Conferenza Stato Regioni del 22 marzo ci sono due schemi di decreto del Ministro dell'Ambiente riguardanti la gestione di due specie aliene invasive: lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) e l'Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus).
Entrambe le specie sono elencate dal Regolamento europeo 2016/1141, di conseguenza l'Italia- che ospita queste specie sul proprio territorio- è obbligata a predisporre misure di gestione efficaci (eradicazione,  controllo numerico o contenimento delle popolazioni) in modo da renderne minimi gli effetti sulla biodiversità e sugli ecosistemi collegati alla salute umana o all'economia.

Con il primo decreto, il Ministero dell'Ambiente adotta il nuovo “Piano di gestione nazionale dello scoiattolo grigio", mentre con il secondo vengono definite le misure di
gestione degli esemplari di Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) previste dal relativo Piano di gestione nazionale.

Scoiattolo grigio- L'Italia ospita le uniche colonie di scoiattolo grigio presenti nell'Europa continentale, soprattutto nelle regioni settentrionali. In particolare, in Piemonte è presente la più grande popolazione italiana di scoiattolo grigio. L’Italia è anche l'unico paese dell'Europa continentale a ospitare popolazioni stabili e in espansione di scoiattolo grigio. Il primo piano di gestione nazionale dello scoiattolo grigio è stato adottato nel 2020. All'Intesa della Conferenza Stato Regioni del 22 marzo il Ministero dell'Ambiente ne porta una versione aggiornata.

La competizione tra lo scoiattolo grigio e lo scoiattolo comune è uno dei principali tratti dell'invasività della specie, ma lo scoiattolo grigio causa anche danni ai boschi e alle piantagioni arboree e arbustive, asportando la corteccia degli alberi per accedere alla linfa sottostante. Assieme agli scoiattoli grigi è avvenuta in Italia anche l'introduzione del nematode neartico Strongyloides robustus ed è stato dimostrato il suo successivo spillover alla specie nativa. L'impatto di questo nuovo parassita sugli scoiattoli comuni europei (e potenzialmente su altri roditori) è ancora materia di studi.

Ibis sacro- Nel 2020 è stato adottato un Piano di gestione nazionale, ai sensi del quale stanno per essere adottate le misure di gestione degli esemplari. L'ibis sacro da tempo è stato importato per essere allevato e mantenuto in zoo e aree faunistiche, parchi pubblici e residenze private. In Italia, dove manca un censimento preciso, individui provenienti da zoo o altre strutture di detenzione italiane hanno alimentato nuclei  naturalizzati che si sono stabiliti in contesti naturali. Sono diversi i parchi zoologici nazionali che pubblicizzano sui loro siti Internet la presenza dell’ibis sacro tra le specie ospitate, mentre negozi online di uccelli ornamentali, allevatori di selvaggina e animali da cortile ne promuovono la vendita con evidenti ripercussioni sulla possibile rapida diffusione di questa specie anche al di fuori dell’attuale areale di presenza già affermata.

Il maggior impatto sulla biodiversità addebitato all’ibis sacro riguarda la predazione di uova, nidiacei e pulli di uccelli acquatici.  In Italia, non sembrano giustificati eventuali timori di inquinamento genetico dovuto ad ibridizzazione tra ibis sacro e specie autoctone affini, mentre dal punto di vista economico non si conoscono episodi di danno da predazioni.

Come per altre specie di uccelli acquatici e gregari esiste un rischio generico per la diffusione di patogeni quali il virus dell’influenza aviaria.

pdfODG - CONFERENZA STATO REGIONI -22mar2023.pdf223.88 KB