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ASSICA

Ucraina e PSA, il settore suinicolo si rivolge a Patuanelli

Ucraina e PSA, il settore suinicolo si rivolge a Patuanelli
ASSICA chiede interventi urgenti a sostegno della salumeria nazionale "schiacciata da costi di produzione insostenibili e limitazioni all’export".


Il settore suinicolo è oggi in bilico tra due fortissime tensioni: da un lato l'aumento dei costi di produzione dovuti alla guerra in Ucraina e dall'altro il rischio concreto di una sensbile riduzione dei consumi. L'Associazione di comparto, ASSICA, chiede al Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli la "convocazione urgente del tavolo di filiera suinicolo, esteso a rappresentanti del mondo mangimistico e della distribuzione". A quasi venti giorni dalla richiesta, il Ministro non ha dato risposta, per questo Ruggero Lenti, Presidente di ASSICA considera ancora più urgente la convocazione.

"E' indispensabile- dichiara-  far sedere attorno a un tavolo tutti gli attori della filiera suinicola". I margini già fortemente compressi  "e solo parzialmente ristorati da un accenno di ripresa nel 2021, stanno subendo ulteriori fortissime pressioni, mettendo a dura prova la tenuta delle aziende del settore". La filiera suinicola e in particolare le aziende di macellazione e i salumifici, devono contemporaneamente  fronteggiare un altro importante fattore di perdita della redditività: la presenza della Peste Suina Africana (PSA) sul territorio continentale italiano.

La PSA si legge nel comunicato di ASSICA- è "una deprecabile eventualità che da gennaio 2022 ha portato alla perdita di circa 20 milioni di euro al mese di export. Ciò espone le aziende al rischio di ulteriori danni "se la malattia veterinaria, che non colpisce l'uomo, dovesse diffondersi in altri territori a maggior intensità di allevamenti suinicoli". Una simile eventualità "metterebbe a rischio la stessa possibilità di produrre, tra le altre, le pregiate DOP di Parma e San Daniele, simbolo della salumeria Made in Italy nel mondo".

Inoltre, ASSICA lamenta la nuova norma sulle pratiche sleali che "ha posto un elemento di conflittualità tra fornitori e clienti: rispetto al precedente testo sono venuti meno i parametri scritti che esplicitano che i salumi sono tra i prodotti soggetti a pagamento breve a 30 giorni (di fatto 60 con la logica del fine mese), sostituendo tale elencazione di prodotti con una più generica previsione sulla deperibilità.
“Questa ulteriore richiesta non è accettabile: non possiamo ammettere che ciò che è stato considerato pratica sleale per oltre 10 anni (pagare i salumi a più di 30 giorni) diventi la normalità. Non possiamo permetterci come salumifici né possiamo permetterlo per la filiera: macelli e allevatori vengono pagati entro 30 giorni, a volte meno, serve mantenere liquidità in filiera.

Alle proposte tecniche per il settore, ASSICA ne aggiunge una per i consumatori: il governo allenti la pressione sul portafoglio del consumatore riducendo l'IVA e anche gli altri oneri che gravano sul bilancio familiare.