La Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani aderisce al documento congiunto con il quale gli Ordini della sanità “condannano apertamente gli esercenti le professioni sanitarie e socio sanitarie che utilizzano i social media o altri canali comunicativi per divulgare ideologie antiscientifiche". Lo rende noto la stessa FNOVI.
Gli Ordini (FNOPI, FNOMCeO, FNOPO, FNOVI, FNO TSRM e PSTRP, FNCF, ONB, CNOP) e il CNOAS affrontano il tema delle violazioni deontologiche da parte degli iscritti (una platea potenziale di 1,5 milioni) che tengano comportamenti manifestatamente antiscientifici, rispetto alla pandemia da SARS-CoV-2 ed al ruolo dei vaccini antivirali. Intervenire senza adeguata cognizione di causa, minare l’autorevolezza e l’immagine di tutta la comunità professionale e sminuire la credibilità professionale e istituzionale vengono stigmatizzati come comportamenti contrari alla deontologia.
Queste le situazioni nelle quali il sanitario rischia sanzioni e provvedimenti indicate nel documento: Si evidenzia conflitto deontologico quando il professionista sanitario e socio sanitario:
- non orienta il suo agire al bene della persona, della famiglia e della collettività, soprattutto se riferito a soggetti fragili;
- non promuove la cultura della salute, basata sulle evidenze scientifiche;
- non riconosce il valore della ricerca scientifica e della sperimentazione accreditata;
- nella comunicazione non agisce con sobrietà, correttezza, rispetto, trasparenza e veridicità;
- non tutela il decoro personale e non salvaguarda il prestigio della professione e della comunità scientifica.
Nel documento è sottolineata “la necessità di agire con particolare fermezza e rigore disciplinare, qualora i comportamenti dei professionisti sanitari e socio sanitari risultassero non in linea con i codici etici e deontologici delle rispettive professioni sanitarie, ed in particolare quando finalizzati a orientare l’opinione pubblica verso convincimenti non basati su presupposti scientifici o in netto contrasto con la tutela della salute individuale e collettiva, particolarmente se gli stessi si fondassero sull’utilizzo strumentale del ruolo di professionista sanitario”.
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