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COVID-19

Prof. Rosati (UniTo): cane di Hong Kong "non desta allarme"

Prof. Rosati (UniTo): cane di Hong Kong "non desta allarme"
Il caso di Hong Kong "non deve destare allarme, basta il buon senso". Il Prof Rosati (Unito): "Stiamo pensando a sviluppare un test sierologico".

Il Covid-19 che circola in Italia è lo stesso della Cina ed è un coronavirus umano. Il salto di specie, dall'uomo agli animali, richiede tempi lunghi di adattamento e allo stato attuale non ci sono le condizioni epidemiologiche perchè si verifichi. Sulla positività in un cane di Hong Kong, il Prof Sergio Rosati - ordinario di malattie infettive degli animali domestici dell'Università di Torino, tiene la linea di cautela dei virologi veterinari.  "A breve - dichiara al nostro quotidiano- ci saranno dati sufficienti per dirimere eventuali dubbi, compreso il caso di Hong Kong, dove le autorità sanitarie propendono più per una contaminazione ambientale".

"Il virus in questione è molto plastico e muta rapidamente. Non possiamo escludere che si possa adattare ed infettare carnivori", ma "attualmente la situazione non deve destare allarme in quanto non è provata la trasmissione di SARS-Cov2"- aggiunge Rosati. "Il virus della SARS pare sia passato dal pipistrello allo zibetto (carnivoro selvatico) prima di passare all'uomo. Tuttavia il passaggio di specie necessita di solito stretti e prolungati contatti e cariche infettanti elevate. Durante questo passaggio la carica infettante nella nuova specie è piuttosto bassa (assenza di sintomi e scarsa efficienza di trasmissione). In questa fase, che può durare settimane o mesi, attraverso le mutazioni, il virus potrebbe adattarsi meglio alla nuova specie, migliorando per esempio l'affinità per il recettore cellulare".

Ma va precisato, aggiunge il docente, che "in Italia attualmente, non esistono le condizioni epidemiologiche per questo passaggio ed il virus non è sottoposto a pressioni selettive di natura immunitaria che possano accelerare un salto in specie nuove. Valgono quindi le norme di buonsenso ovvero evitare il contatto fra persone contagiate e pet".

Da parte nostra- conclude il prof Rosati- "stiamo pensando a sviluppare un test sierologico specifico che possa trovare utilizzo per monitorare in un prossimo futuro la presenza di anticorpi nelle specie domestiche".

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