Animali in città: numeri "incredibili", in un quadro disomogeneo che non trasforma in servizi le risorse pubbliche.
“Anche se il trend letto in questi anni è positivo i dati forniti da Comuni e Asl restituiscono un quadro fortemente disomogeneo". Lo
dichiara il responsabile nazionale fauna e benessere animale di Legambiente,
Antonino Morabito, a proposito del Rapporto
"Animali in Città 2019". Il Rapporto, giunto alla sua ottava edizione, è stato
presentato oggi a Palazzo San Giacomo, alla presenza del sindaco
Luigi de Magistris. Tra i partecipanti, con la presidente di Legambiente Campania
Mariateresa Imparato, è intervenuto presidente nazionale dell’ANMVI
Marco Melosi."Nel complesso- spiega Morabito-
i risultati sono inadeguati rispetto all’ingente spesa pubblica di 221 milioni di euro annui dichiarata per la gestione degli animali nelle nostre città". Ancor più se si considera che i Comuni dichiarano di spendere il 58% del bilancio destinato al settore per la gestione dei canili rifugio, circa 102 milioni di euro della spesa stimata per il 2018.
"
Non basta quindi il lavoro messo in campo finora dagli enti più virtuosi e il pressing di associazioni e cittadini, è necessaria una strategia nazionale che metta in sinergia i diversi livelli dell’amministrazione pubblica, rendendo protagonisti i cittadini, per superare una situazione in troppi casi ancora oggi drammatica”- conclude il rappresentante di Legambiente.
L’indagine Animali in Città analizza i dati forniti dalle amministrazioni comunali (1.162 questionari completi, circa il 15% di tutti i comuni d’Italia) e dalle aziende sanitarie (45 questionari completi, equivalenti al 39,5% del totale) in risposta a due questionari specifici, le cui risposte sono poi suddivise in macro aree.
Quanti cani? - I cani (unico animale d’affezione soggetto a registrazione obbligatoria) presenti in Italia a dicembre 2019 oscillano "incredibilmente" tra gli 11.630.000 e i 27.300.000. Infatti, secondo le anagrafi regionali ne risultano 11.630.328; se partiamo invece dalle informazioni pervenute da 50 Comuni di diverse regioni italiane che hanno fornito i dati “migliori” rispetto all’anagrafe canina, in Italia dovrebbero esserci 27.312.000 cani (cioè un cane ogni 2,21 cittadini). Se però si considerano le informazioni ricevute da 3 Aziende sanitarie locali di Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo che hanno fornito i dati “migliori” rispetto all’anagrafe canina, i cani sarebbero 21.480.265 (un cane ogni 2,81 cittadini).
E i gatti? - Per i gatti, la cui registrazione è facoltativa, i dati dell’anagrafe restituiscono un quadro molto distante dalla realtà: sono registrati solo 602.421 animali. Ma se si considerano i numeri dei gatti presenti nelle colonie feline forniti da 250 Comuni, gli esemplari sarebbero almeno 1.020.646. Mentre sarebbero circa 2.395.000 (uno ogni 25,2 cittadini) i gatti presenti nel Paese stando ai numeri ricevuti da 50 Comuni di diverse regioni italiane, e almeno 1.378.071 gatti (uno ogni 43,8 cittadini) secondo le informazioni ricevute da 3 Aziende sanitarie locali di Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna che hanno fornito i dati “migliori” rispetto all’anagrafe felina. In realtà, fa notare Legambiente, il numero dei gatti in Italia sarebbe simile a quello dei cani.
La spesa per la gestione degli animali in città ammonta complessivamente a 220.915.938 euro nel 2018. I Comuni dichiarano, infatti, di aver speso per questa voce 176.853.470 euro, a cui vanno sommati i 44.062.468 euro spesi dalle aziende sanitarie.
Sterilizzazioni e chip- Il 13% dei Comuni ha fatto campagne di sterilizzazione dei cani l’anno scorso (per circa 25.000 cani secondo le stime), percentuale che sale al 60% per i Comuni capoluogo. Il 12% dei Comuni ha fatto campagne di microchippatura dei cani (17% nei Comuni capoluogo), mentre solo il 4% dei Comuni ha fatto campagne di microchippatura dei gatti (10% nei Comuni capoluogo). Campagne antiabbandono e informative sono state realizzate nel 18% dei Comuni e nel 43% dei capoluoghi.
Canili sanitari- Solo il 16% dei Comuni (ma la percentuale sale all’88% per i Comuni capoluogo) dichiara di avere un canile sanitario, struttura essenziale per il pronto intervento in caso di ritrovamento di un cane ferito. La situazione è ancora peggiore per i gattili sanitari (essenziali per salvare un gatto ferito) che sono presenti solo nel 6% dei Comuni e nel 36% dei Comuni capoluogo. Solo l’11% dei Comuni è in contatto con un centro di recupero per animali selvatici a cui indirizzare chi dovesse trovare un gabbiano o un merlo feriti, e la percentuale scende al 7% se si trova una volpe o un riccio feriti, al 2% se si trova una tartaruga marina o un delfino in difficoltà, e a meno dell’1% se si trova un’iguana o un’altra specie animale alloctona ferita.
A proposito di canili sanitari, Legambiente evidenzia che il loro buon funzionamento dipende da diversi fattori: bassa o alta presenza, nel territorio di competenza, di cani vaganti (padronali o randagi), efficacia e tempestività nel loro recupero, elevata percentuale di cani restituiti ai proprietari, 100% dei randagi dati in adozione e, quindi, nessun cane in canile rifugio.