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LA RICERCA

Smart agrifood: banda extra larga anche in zone rurali

Smart agrifood: banda extra larga anche in zone rurali
L'agricoltura 4.0 vale 100 mln, ma la diffusione delle tecnologie digitali è limitata. Impatti su qualità, sicurezza alimentare e benessere animale.

Lo stato dell'arte è stato fotografato da una ricerca dell'Osservatorio 'Smart AgriFood' della School of Management del Politecnico di Milano, presentata a Milano nei giorni scorsi. Dai sensori nei campi ai droni, le applicazioni smart si diffondo nell'agroalimentare italiano, ma oggi meno dell'1% della superficie coltivata complessiva è gestita, benchè siano sempre di più le piccole e medie imprese italiane che si stanno attivando nella trasformazione digitale dell'agroalimentare.

Per Filippo Renga, condirettore dell'Osservatorio Smart AgriFood, "le tecnologie digitali garantiscono più qualità dei prodotti e più efficienza nella filiera". «Ed è una sfida che – osserva Renga – si deve vincere su alcuni temi molto chiari: la qualità, la tracciabilità, la sostenibilità, la sicurezza alimentare, la valorizzazione e il rispetto delle identità. Il tutto, comunque, nel segno dell'efficienza». Ma, affinché queste tecnologie "dispieghino completamente il proprio potenziale, occorre che si realizzino alcune condizioni" -avverte il condirettore Andrea Bacchetti-  a partire dall'estensione della banda larga ed extra-larga anche alle zone rurali per garantire l'interconnessione della filiera". E poi "sensibilità, competenza e propensione all'investimento da parte delle imprese".

L’innovazione digitale consente oggi alle aziende agroalimentari italiane di migliorare la qualità nella valorizzazione dell’origine dei prodotti, sul processo produttivo garantito e nella sicurezza alimentare. L’analisi condotta dall’Osservatorio su 57 case study evidenzia infatti che le tecnologie oggi consentono alle aziende agroalimentari di migliorare e innovare la qualità in diversi modi. Il 51% delle aziende ha utilizzato le tecnologie digitali per valorizzare la qualità di origine;  il 46% si è servito del digitale per migliorare la sicurezza alimentare; il 25% si è concentrata sui metodi di produzione, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati all’impatto ambientale, al benessere degli animali e alle tradizioni agroalimentari dei diversi territori; nel 12% dei casi, infine, le aziende hanno impiegato la tecnologia per migliorare la qualità del servizio, adottando soluzioni innovative per comunicare ai consumatori informazioni di prodotto (consigli nutrizionali) e di processo (origine, tracciabilità e impatto ambientale).

Nel settore agroalimentare vengono utilizzate soprattutto soluzioni che sfruttano l'Internet of things, big data, sistemi software di elaborazione e interfaccia utente.
Tra le 220 soluzioni offerte da 70 aziende, censite dall'Osservatorio, l'89% supporta verticalmente l'agricoltura di precisione (che sfrutta IoT e big data analytics), mentre soltanto l'11% abilita l'Internet of farming (agricoltura interconnessa). (fonte)