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SPERIMENTAZIONE ANIMALE

Research4life: con questa legge la ricerca sta rallentando

Research4life: con questa legge la ricerca sta rallentando
La legge approvata un anno fa sta rallentando la ricerca. Gli scienziati di Research4Life raccolgono firme per attuare in Italia il testo originale della Direttiva.
La legge nazionale ha recepito in maniera restrittiva la direttiva Ue, proibendo l’allevamento in Italia e vietando i test a chi fa ricerca sulle sostanze d’abuso e sugli xenotrapianti da fine 2016.

La piattaforma Research4Life, di cui fanno parte istituti scientifici, enti benefici come Telethon e associazioni di pazienti, ha lanciato una raccolta di firme per chiedere alla Commissione Ue di valutare la legge italiana, a forte rischio infrazione. La richiesta è esplicitata in una  lettera aperta alla Commissione europea, affinchè il nostro Paese ritorni sui suoi passi e adotti la nuova Direttiva 63/2010/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici nella sua versione originale, eliminando quelle restrizioni introdotte nella legge italiana che pongono l’Italia a rischio di infrazione nei confronti dell’Europa.

«Gli obiettivi che abbiamo sono già enormemente difficili - ha affermato Elena Cattaneo, direttrice del Centro di Ricerche sulle Staminali dell’Università di Milano -. Il mio principio è “non un animale in più” di quello che serve. Nel mio laboratorio un ricercatore che doveva venire dagli Usa ha rinunciato al finanziamento per il timore di non poter lavorare, ma il rischio è che la ricerca si blocchi del tutto».

«Questa legge ha già portato a un indebolimento della figura dell’Italia - sottolinea Silvio Garattini, direttore del Mario Negri di Milano -, alimentando l’impressione che nel nostro Paese si voglia ostacolare la ricerca. Sul piano pratico abbiamo dei progetti fortemente rallentati, e ad altri dovremo rinunciare quando inizierà il divieto sulle sostanze d’abuso».

La ricerca di metodi alternativi, hanno sottolineato gli esperti, è già in corso, ma per alcuni test gli animali sono necessari. «Si pensi alle sostanze d’abuso, di cui escono nuove versioni in continuazione - ha sottolineato Carlo Manfredi dell’Ordine dei Medici di Massa Carrara - se non si fanno test sugli animali dobbiamo aspettare che siano le persone ad assumerle per capire come funzionano».

Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research4Life sa bene che il loro appello provocherà polemiche: «Abbiamo scelto di iniziare da un tema complesso e scomodo come quello dell’uso dei modelli animali nella ricerca biomedica per rompere il silenzio generale che, da sempre, circonda questo argomento - serve una scelta di coraggio e soprattutto di urgenza, alla luce delle recenti scelte fatte dal nostro Paese: siamo estremamente convinti che una corretta informazione sia un requisito essenziale per fare scelte consapevoli, sia a livello individuale che pubblico».

Informare è la richiesta anche della ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Nella sua lettera di saluto a sostegno dell’iniziativa, ha scritto: «Il rischio è che un cittadino poco informato, o peggio, male informato, possa lasciare campo aperto a convinzioni non fondate scientificamente. Questo non possiamo permetterlo, soprattutto perché stiamo parlando di un campo estremamente sensibile quale è la salute dei cittadini».

(fonte)