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XVII RAPPORTO

Almalaurea, quella in Veterinaria è ancora una laurea povera

Almalaurea, quella in Veterinaria è ancora una laurea povera
Nel XVII Rapporto AlmaLaurea la condizione occupazionale dei laureati in veterinaria continua ad essere sostenuta dalla libera iniziativa professionale.

La Condizione occupazionale dei laureati nell'ultimo Rapporto di Almalaurea (link al testo integrale) parte da un triste handicap nazionale:  mentre nei Paesi dell'Unione Europea la disoccupazione è scesa nel 2014 all'11,5%, l'Italia si aggiudica un triste primato, raggiungendo la quota del 12,7%. Eppure la laurea è ancora una garanzia contro la disoccupazione. Allo stesso modo anche l'aver intrapreso esperienze di studio all'estero durante gli studi accresce le possibilità occupazionali (+20%), sia perché consentono un incremento delle competenze linguistiche, sempre più richieste dal mercato del lavoro, sia perché facilitano l'accrescimento esperienziale e personale. Il raffronto fra lauree brevi e a cliclo unico è chiaroscurale e tuttavia le prime - se da un lato risultano più rapidamente accolte dal mondo del lavoro- connotano una occupazione meno redditizia e meno stabile.

Tasso di occupazione/disoccupazione in Veterinaria. Quella dei  laureati a ciclo unico (fra i quali i laureati in veterinaria) si conferma una realtà caratterizzata da un'elevata prosecuzione degli studi con formazione non retribuita propedeutica all'avvio delle carriere libero professionali. Per i veterinari, il Rapporto registra un incremento percentuale dell'occupazione  del 7%.
Quanto al tasso di disoccupazione il differenziale è consistente e a favore degli uomini: tra i veterinari è di tre punti, corrispondenti ad un tasso di disoccupazione del 6% per le donne e del 3% per gli uomini.
Nel panorama generale, il gruppo Agraria Veterinaria soffre un tasso di disoccupazione del 9,9% (v. tabella).

I Veterinari a un anno  dalla laurea- Ad un anno dalla laurea, in veterinaria lavora il 46% degli intervistati: -3 punti percentuali rispetto alla scorsa indagine. Ad un anno dal titolo, la maggiore stabilità lavorativa è registrata fra gli occupati veterinari e medici ( rispettivamente, il 59 e il 49% degli intervistati- per entrambi in aumento rispetto alla precedente rilevazione), e ciò si associa soprattutto all'ampia diffusione di attività a carattere autonomo (54 e 46%, rispettivamente, contro il 26% registrato per il complesso della popolazione in esame).

I Veterinari a cinque anni dalla laurea- A cinque anni dal conseguimento del titolo, ad evidenziare le percentuali più elevate di occupati sono i laureati di farmacia (85%, +19 punti percentuali rispetto alla rilevazione compiuta, sul medesimo collettivo, ad un anno), di architettura (84%, +24 punti, +2 punti rispetto all'indagine precedente), cui seguono i colleghi di veterinaria (84%, +38 punti rispetto ai colleghi ad un anno dalla laurea, ma  2 punti in meno rispetto allo scorso anno). La quota di laureati che dichiara di proseguire il medesimo lavoro iniziato prima di terminare gli studi è decisamente contenuta tra i colleghi veterinari e medici (2% in entrambi i casi). A cinque anni dal conseguimento del titolo, inoltre, il livello di stabilità raggiunto dai laureati magistrali a ciclo unico è molto alto, e ciò si verifica in quasi tutti i gruppi disciplinari: supera il 79% tra architetti, farmacisti e giuristi e raggiunge l'85% tra i veterinari.

La stabilità è una conquista nel tempo- Se la stabilità dei farmacisti dipende dall'elevata quota di contratti a tempo indeterminato (67%), per gli altri gruppi disciplinari è determinata dalla consistente diffusione del lavoro autonomo (con percentuali che oscillano tra il 59% per i medici e l'80% per i veterinari). Tra uno e cinque anni dal titolo la stabilità risulta aumentata rispettivamente di 52 e 50 punti percentuali tra architetti e giuristi; di 44 punti tra i farmacisti, 40 tra i veterinari e solo 23 tra i medici.

Il guadagno mensile ad un anno dalla laurea per i veterinari è di 731 euro (+10% rispetto alla precedente rilevazione) e di 1.070 euro per i colleghi a 5 anni dalla laurea. Tra uno e cinque anni, le retribuzioni aumentano complessivamente del 19% e ciò risulta confermato, sebbene con diversa intensità, in tutti i percorsi disciplinari. L'aumento delle retribuzioni è particolarmente accentuato tra veterinari (+55%), che tuttavia restano al di sotto della media. Il gruppo che guadagna in media  di più resta quello dei medici (1.678 euro).

Senza contratto- Analogamente allo scorso anno, infine, tra architetti, giuristi e veterinari è significativa la presenza di lavoratori senza contratto (19, 17 e 11%, rispettivamente); tuttavia la quota è in diminuzione di circa 5 punti percentuali. Si tratta di laureati che svolgono attività lavorative in ambiti coerenti con il proprio percorso formativo, ma pur sempre con retribuzioni inferiori rispetto ai colleghi occupati in altre forme contrattuali. L'ipotesi è che si tratti del primo passaggio  verso l'avvio di un'attività libero professionale.

Coerenti con il titolo di laurea- Già ad un anno dal termine degli studi universitari si rileva una buona coerenza tra titolo conseguito e ramo di attività economica in cui i laureati esercitano la propria attività lavorativa;il 38,5% dei veterinari svolge la professione nel proprio settore, di questi il 54% dei veterinari svolgono la libera professione.

Efficacia della laurea- A cinque anni dal titolo, l'efficacia della laurea è decisamente buona per quasi la totalità dei laureati del gruppo medico, per i veterinari e i farmacisti: risulta infatti almeno efficace rispettivamente  per il 99, 94 e 93% degli occupati nei tre percorsi disciplinari.
almalaurea
A livello retributivo, si posizionano in testa, con guadagni superiore alla media, i laureati in ingegneria e delle professioni sanitarie (1.693 e 1.593 euro, rispettivamente). Retribuzioni superiori alla media anche per i colleghi dei gruppi economico-statistico, chimico-farmaceutico e scientifico (oltre 1.450 euro in tutti i casi). Mentre per i laureati dei gruppi psicologico, educazione fisica, letterario e insegnamento, i guadagni non raggiungono i 1.100 euro mensili. Inferiori alla media anche le retribuzioni dei laureati dei percorsi linguistico, giuridico e architettura, i cui valori medi non
raggiungono i 1.200 euro.

Le differenze di genere permangono. Tenuto conto del complesso delle variabili che possono avere un effetto sui differenziali retributivi di genere, il rapporto di Almalaurea dimostra che, a parità di condizioni, a cinque anni dalla laurea gli uomini guadagnano in media 167 euro netti mensili in più delle loro colleghe.
Nel gruppo Agraria-Veterinaria i valori registrano un divario meno evidente: 1.318 euro mensili per le donne e 1396 per le donne.
guadagno mensile almalaurea

Mobilità dei laureati-
Gli effetti della recessione si sono riverberati su entrambe le forme di mobilità, sociale e territoriale, con segno opposto. La presenza di minori opportunità occupazionali non si è distribuita in maniera omogenea tra diversi territori e gruppi sociali, così innescando fenomeni di polarizzazione. Le economie che meglio hanno retto l'impatto della recessione, e che per prime ne sono uscite, hanno assorbito laureati provenienti da altri paesi e territori. Il conseguente aumento della mobilità territoriale dei laureati italiani ha rafforzato i fenomeni di brain drain, con esiti negativi a lungo termine, già segnalati nei Rapporti AlmaLaurea dello scorso anno, causati dalla riduzione del potenziale di crescita del nostro Paese e, in particolare, del Mezzogiorno.

Immobilismo del mercato del lavoro- Le diseguaglianze sociali nell'accesso all'università riscontrate nell'indagine sul profilo dei laureati trovano spiegazione anche nella limitata mobilità sociale nel mercato del lavoro. Dunque, due facce della stessa medaglia: per garantire pari opportunità di accesso all'istruzione avanzata occorre anche garantire pari opportunità di riuscita nel mercato del lavoro.

Almalaurea commenta come- oltre agli effetti negativi diretti sulla capacità di valorizzazione del capitale umano-  "la ridotta mobilità sociale riscontrata nel mercato del lavoro retroagisce, attraverso le aspettative di inserimento occupazionale, sulle scelte d'istruzione dei gruppi sociali svantaggiati, ingessando ancora di più la struttura sociale. Tutto ciò mette a dura prova, già ora ma soprattutto in prospettiva, il patto che sta alla base della nostra democrazia e Costituzione".

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Nota metodologica- L'indagine sulla condizione occupazionale dei laureati riguarda oltre 400mila laureati di 71 università aderenti ad AlmaLaurea. L'indagine esamina la condizione occupazionale dei colleghi laureatisi negli anni 2013, 2011, 2009, intervistati ad 1, 3 e 5 anni dall'acquisizione del titolo. Si tratta di uno strumento per valutare l'efficacia esterna del sistema universitario e per rilevare l'apprezzamento e la capacità di valorizzazione del mondo del lavoro nazionale ed estero nei confronti dei laureati. Il Profilo dei laureati, quest'anno ha coinvolto circa 250mila laureati di 64 università.

La minore partecipazione alla rilevazione web da parte dei laureati magistrali a ciclo unico è giustificata in particolare dal "minor livello di conoscenza degli strumenti informatici, soprattutto tra veterinari e medici".

L'intera documentazione, disaggregata per Ateneo e per corso di laurea, è sul sito di AlmaLaurea.

pdfALMALAUREA_CONDIZIONE_OCCUPAZIONALE_DEI_LAUREATI.pdf834.77 KB