• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31290
MEDIA E SCIENZA

Ilaria Capua: l'Espresso fa anche confusione tra ceppi virali diversi

Ilaria Capua: l'Espresso fa anche confusione tra ceppi virali diversi
Il primo errore consiste nella confusione tra ceppi virali che emerge dal resoconto pubblicato dall'Espresso.

Dopo la querela per diffamazione, Ilaria Capua contrattacca sul piano scientifico e critica le inesattezze pubblicate da L'Espresso. «Si ipotizza - dichiara al CorSera- che dei virus spediti illegalmente a terzi dall'Arabia Saudita abbiano acceso nel 1999 un focolaio di influenza aviaria nel Nord Italia. Ma si tratta di due virus che non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro. Quello saudita è del tipo H9N2, l'italiano è H7N1».

L'idea che sia stato un campione di virus importato in barba a tutte le norme di biosicurezza a far ammalare i nostri volatili non regge, dunque. Ma è vero che lei e i vertici del suo istituto (lo Zooprofilattico sperimentale delle Venezie) avete stretto accordi illeciti con l'azienda che ha prodotto il vaccino per il virus italiano? «È nostro dovere fornire i ceppi alle aziende farmaceutiche che ce li richiedono attraverso i canali ufficiali. L'istituto riceve un rimborso di poche migliaia di euro».

Ma gli stralci di intercettazioni pubblicati suggeriscono lauti guadagni per quanto riguarda il test che avete brevettato, è così? «No, il test Diva ha fruttato in tutto circa 200.000 euro che in gran parte spettano all'istituto. È un bene che un istituto pubblico brevetti per far rendere le attività di ricerca o no?». Da alcune delle frasi intercettate sembra che lei e il direttore sanitario Stefano Marangon vi stiate spartendo un bottino. «Sono state travisate. Parliamo della possibilità che l'istituto commercializzi il test in due mercati esteri e scherziamo sul fatto che l'ordinativo per i reagenti destinati al governo rumeno fosse clamorosamente sbagliato per eccesso».

Le indiscrezioni comunque lasciano intravedere un conflitto di interessi tra il suo lavoro di ricercatrice pubblica e quello di suo marito per una società veterinaria privata, la sua immagine ne esce ammaccata. «Sono amareggiata che qualcuno voglia colpire chi si distingue per meriti scientifici. Le carte dimostreranno che il conflitto di interessi non c'è». (fonte)