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INTIMIDAZIONI

Il veterinario del caso Cospalat: "Siamo stati minacciati di morte".

Il veterinario del caso Cospalat: "Siamo stati minacciati di morte".
«Io e il collega che, quel giorno, era con me siamo stati addirittura minacciati di morte". Parla il dirigente veterinario "intransigente".

"Era il 12 luglio del 2012, lo ricordo bene, e negli uffici della Cospalat c'era soltanto Z", il titolare della Cospalat. "Certo, questo non era bastato a intimorirci e a interrompere la nostra attività di controllo. Ma poi, tornato in azienda, ho preso carta e penna e segnalato l'episodio a chi di dovere».

A parlare è il veterinario "intransigente" dell'Ass n.4 "Medio Friuli",  al centro di una delle conversazioni tra il presidente del Consorzio Cospalat, e la sua consulente, che i carabinieri del Nas di Udine hanno intercettato nel corso delle indagini sul latte contaminato da aflatossina M1. Il dirigente veterinario dell'Azienda sanitaria era tornato alla Cospalat anche dopo le minacce del 12 luglio.

«Il nostro è un lavoro in trincea - afferma - siamo i manovali della sanità, sempre in prima linea e quotidianamente bersagliati da insulti e bestemmie. Per questo ci muoviamo in coppia. I nostri controlli danno fastidio. Quel giorno, Z. ci urlò che dovevamo stare al nostro posto e smetterla di interferire con la loro attività».

Al di là della solidarietà manifestata dal dirigente dell'ufficio, tuttavia, la segnalazione di G. non sortì alcun effetto. Nessuna assistenza legale. E neanche il sindacato Sivemp, che pure pubblicò la nota nella rassegna stampa dell'Osservatorio nazionale, si mosse.

 «Le nostre ispezioni - spiega M.G.- sono programmate sulla base del Piano quadriennale sulla sicurezza degli alimenti. Raramente, però, il consumatore sa di cosa ci occupiamo. Tanti operatori del settore, per fortuna, lo capiscono, ma in molti altri casi finiamo presi a maleparole. Una volta, sono stato addirittura inseguito da un macellaio armato di coltello. Il caso finì in tribunale».

Ed era stato proprio in occasione di una delle ultime "visite", che G. aveva comminato alla Cospalat due sanzioni per un ammontare complessivo di 3 mila euro, per la mancata ottemperanza dei requisiti igienici dello stabilimento per la raccolta del latte di Pagnacco. Ora, a integrare l'attività ispettiva del Servizio veterinario, c'è «lo splendido lavoro di intelligence dei carabinieri del Nas», dice ancora G. Ma «sparare nel mucchio - aggiunge - sarebbe un errore».

A finire coinvolti nell'inchiesta sono soltanto 17 dei circa cento allevatori consorziati. Tutti corretti, gli altri, da eliminare il latte contaminato? «Ritengo piuttosto - conclude G.- che quelli che non c'entrano con questa storia, semplicemente non avessero valori così alti di aflatossina". (fonte: messaggeroveneto.it)