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TITOLO V

Riforme istituzionali: i “saggi” non salvano la sanità dalla devoluzione

Riforme istituzionali: i “saggi” non salvano la sanità dalla devoluzione
Riformando il Titolo V della Costituzione, la relazione dei 'saggi' non parla di restituire la tutela della salute alla competenza esclusiva dello Stato.
Sul finire della Legislatura, c'erano state numerose iniziative parlamentari per sottrare alla legislazione concorrente la tutela della salute, oggi divista tra competenze di indirizzo a cura dello Stato e competenze organizzative e gestionali a cura delle Regioni.

Non ne ha tenuto pienamente conto il Gruppo sulle riforme istituzionali (composto dal Senatore Mario Mauro, dal Professor Valerio Onida, dal Senatore Gaetano Quagliariello, dal Professor Luciano Violante) nel selezionare le priorità per il superamento della crisi del sistema istituzionale sulla base di valutazioni politiche, del giudizio dei costituzionalisti, dei lavori delle Commissioni parlamentari che si sono succedute nel tempo.
Si legge nella relazione pubblicata sul sito del Quirinale: "E' opinione quasi unanime che il punto più critico del nuovo titolo V della Costituzione approvato nel 2001 sia costituito dalla ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni (Art. 117), e in specie dalla enumerazione delle materie di competenza concorrente".

Il Gruppo di lavoro propone perciò che "con un disegno di legge costituzionale ad hoc siano introdotte alcune limitate modifiche all'articolo 117 della Costituzione" e che "l'elenco delle materie di competenza concorrente sia radicalmente sfoltito", assegnando alla competenza esclusiva dello Stato una serie di materie fra cui non è esplicitata la salute, pur prevedendo di inserire nel Titolo V un disposizione di garanzia, e cioè che in ogni caso "il legislatore statale, nel rispetto dei principi di leale collaborazione e di sussidiarietà, può adottare i provvedimenti necessari ad assicurare la garanzia dei diritti costituzionali e la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica" (formulazione che rieccheggia quella contenuta nella legge Fondamentale tedesca). Tale previsione potrebbe "condurre a limitare l'uso da parte dello Stato delle cosiddette competenze trasversali (come la tutela della concorrenza, l'ordinamento civile e i livelli essenziali delle prestazioni inerenti i diritti civili e sociali) in funzione di limitazione delle competenze regionali".

L'esigenza, maturata in oltre 10 anni dalla riforma del Titolo V della Costituzione, poggia sulla dispersione strategica ed economica delle risorse nazionali a favore di obiettivi sanitari e tutela della salute, un diritto costituzionalmente tutelato che dovrebbe essere garantito in maniera efficiente ed uniforme su tutto il territorio nazionale, al riparo da contenziosi. Si assiste invece alla migrazione da Sud a Nord (cosiddetta 'migrazione sanitaria' verso le Regioni più attrezzate, un fenomeno che ha interessato anche la popolazione canina) come ben evidenziato dal gruppo dei saggi che si è occupato di questioni socio-economiche, ma non dal gruppo dei saggi impegnati a delineare le priorità istituzionali.

Inoltre, la relazione sulle riforme istituzionali prefigura una riduzione delle commissioni parlamentari eliminando la XII - Affari sociali ( a Montecitorio) e la Commissione Igiene e sanità (al Senato), ricollocando le competenze sulle materie sanitarie nella più ampia definizione di ìPolitiche sociali, lavoro e pari opportunitàì, come era accaduto quando il Ministero della Salute era stato accorpato ai Dicasteri del Welfare e del Lavoro.

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