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ASSEMBLEA A ROMA

Aia: per la zootecnia ristrutturazione e “cambio di mentalità”

Aia: per la zootecnia ristrutturazione e “cambio di mentalità”
Il Presidente Andena: il sistema sta cambiando. Il ministro Catania: 'Non c'è organizzazione agricola che sentiamo più vicina di Aia'.
Focalizzata prevalentemente sul segmento dei bovini e lattiero-caseario, l'assemblea di AIA, riunita a Roma il 12 luglio, ha analizzato il quadro generale di una zootecnia che, pur essendo stata investita dalla crisi, ha saputo evolversi in direzione dell'innovazione e della concentrazione aziendale, una concentrazione testimoniata anche dai risultati finali del 6° Censimento Istat.

Nel corso degli ultimi anni Aia ha dato il via a un radicale processo di rinnovamento della struttura. "E' un percorso complesso – ha dichiarato il presidente di Aia, Nino Andena- con ricadute economiche, occupazionali, ambientali ed etiche. L'Associazione si è trovata davanti a un bivio: continuare l'attività a favore di pochi allevamenti d'élite oppure rispondere alle esigenze dell'allevatore e del Paese, puntando all'allargamento della base sociale. Abbiamo scelto questa seconda strada, perché in una realtà complessa come l'Italia non sarebbe stato né possibile in termini tecnici, né opportuno in termini sociali fare diversamente".
Il primo passo in questa direzione è stata la ristrutturazione centrale e periferica del Sistema allevatori, puntando verso la regionalizzazione, ormai pressoché ultimata. "Stiamo percorrendo la stessa strada – ha commentato Andena - che il Governo ha intrapreso con il taglio delle Province. Allo stesso modo la nostra riorganizzazione salvaguarderà le realtà dove esistono Apa di grandi dimensioni, che concettualmente possono essere assimilate a vere e proprie 'aree metropolitane, tanto per usare un termine molto in auge in questi giorni".

A fianco della regionalizzazione, Aia sta puntando allo sviluppo del progetto Italialleva, a quello dell'attività di assistenza tecnica zootecnica, alla consulenza aziendale, alla rivisitazione del sistema dei controlli e alla stessa revisione dell'attuale calcolo di finanziamento del Sistema. A questo si aggiungono i nuovi servizi per gli allevatori che dovranno essere la chiave di volta di questo percorso.
"Si tratta un profondo cambiamento di mentalità – ha spiegato Andena - e per poterlo portare a termine chiediamo al ministero delle Politiche agricole di accompagnarci nel cammino, garantendoci però la possibilità di avere una programmazione degli interventi su base pluriennale perché non possiamo sempre lavorare in emergenza.

Allo stesso modo occorre un forte sostegno per l'innovazione tecnologica e nuovi strumenti informatici per liberare risorse da riconvertire in attività orientate a favore degli allevatori. Ma chiediamo anche il varo di programmi specifici per il rilancio delle singole filiere, come ad esempio il Piano carni, che rappresenta un passaggio strategico per il sistema Paese. I dati ci danno ragione – ha ricordato il presidente Andena - e non sarà un caso che in questi anni si stia contraendo il numero delle aziende, ma aumenti quello dei capi, un processo all'insegna di una sempre maggiore efficienza".
"Grazie all'evoluzione del Sistema allevatori – ha concluso Andena - oggi riusciamo a fare di più, con meno risorse, ma sempre in un'ottica di servizio a favore del Sistema Paese. Non vogliamo alcuna forma di assistenzialismo, chiediamo solo che lo Stato investa su un settore chiave dell'economia nazionale come l'agroalimentare, comparto che in alcuni segmenti è ancora capace di crescere a due cifre".

La più grande attestazione della qualità del lavoro svolto negli ultimi anni da Aia e dei suoi progetti per il futuro, sono giunti dal ministro Mario Catania che ha aperto il suo intervento dichiarando: "Non c'è organizzazione nel mondo agricolo che noi al Mipaaf sentiamo più vicina di Aia".

Nel proseguo dell'intervento Catania ha esternato il suo moderato ottimismo per come il comparto lattiero-caseario italiano reagirà all'abolizione delle quote, per le quali non ravvede, come detto, "alcuna possibilità di proroga". Un ottimismo basato sulla vitalità del sistema delle Dop con la sua spiccata propensione all'export e sull'accresciuta competitività degli allevamenti italiani, ma anche sul calo della forbice tra i prezzi dei prodotti non Dop made in Italy e quelli dei lattiero-caseari franco-tedeschi.

"Per quanto riguarda il settore della carne – ha aggiunto Catania – la situazione è più complessa. Dobbiamo continuare a difendere le linee di produzione autoctone, e noto con soddisfazione che il mercato sta dando segnali chiari e incoraggianti, con una tendenza a remunerare correttamente le nostre razze. Pur essendo ridotti i numeri di questo segmento, dobbiamo presidiarlo. La vera sfida è riuscire ad aggiungere alle nostre linee da carne tra i 200 mila e i 300 mila vitelli da carne nati dalle nostre lattifere. In questo Aia può svolgere un ruolo fondamentale anzi, senza di essa, un'operazione del genere non è fattibile".
"Per il 2013 – ha promesso Catania – faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità, ma la vera partita si giocherà con i nuovi Piani di sviluppo rurale, nell'ambito dei quali occorrerà trovare un accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni per una gestione delle risorse disponibili che per alcune misure preveda anche la possibilità di interventi unitari a livello centrale". (fonte: Agronotizie)