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PARERE

Riforma degli Ordini, il Consiglio di Stato come l’Antitrust

Riforma degli Ordini, il Consiglio di Stato come l’Antitrust
Le osservazioni del Consiglio di Stato al DPR di riforma degli Ordini sono tutte tese alla salvaguardia dei principi di liberalizzazione e concorrenza.
Nel suo parere del 10 luglio, il Consiglio di Stato condivide la scelta di estendere a tutte le professioni regolamentate i principi di riordino per uniformarle ai criteri di liberalizzazione, sottolineando che la finalità della riforma è di realizzare la piena attuazione dei principi di concorrenza, in linea con le norme comunitarie. Altro risvolto dell'adozione di un regolamento tramite DPR, secondo il Consiglio di Stato, è quello di ribadire la competenza esclusiva dello Stato sull'individuazione dei profili professionali; alle Regioni infatti è riservata solo la regolamentazione di quegli aspetti che possono avere uno specifico collegamento con la realtà regionale.

Il Consiglio di Stato si sofferma sulle definizioni e giudica "eccessivamente dilatata la nozione di "professione regolamentata" e suggerisce di riformulare meglio il campo di applicazione del decreto affinchè sia circoscritto agli iscritti in ordini, collegi o albi e non anche ai soggetti che si trovano inseriti in un qualsiasi albo, registro o elenco tenuto da amministrazioni o enti pubblici.

Il parere si sofferma anche sulla pubblicità informativa e invita ad evitare parametri non oggettivi di valutazione che introducono elementi di discrezionalità sotto il profilo disciplinare, evitando per esempio "riferimenti ambigui alla dignità e al decoro professionale". I magistrati suggeriscono di esplicitare piuttosto il riferimento al Codice del Consumo che disciplina le pratiche ingannevoli e scorrette.

Sull'obbligo di stipula dell'RC professionale, il Consiglio di Stato preferisce la formulazione contenuta nella norma primaria, dove la facoltà di stipulare convenzioni era riservata solo agli Ordini e alle Casse. Sulla disposizione, inceve, "che  sembra riservare l'attività di formazione agli Ordini e ai Collegi anche in cooperazione o convenzione con altri soggetti", per il Consiglio di Stato c'è il rischio di tradire i principi di liberalizzazione, va quindi limitata la regolamentazione alle modalità di definizione dei requisiti minimi dei percorsi di formazione, che poi possono essere soddisfatti e autodichiarati da qualsiasi soggetto, anche privato, e non necessariamente svolti da Collegi e Ordini, o comunque senza porre gli organismi e associazioni professionali in posizione di vantaggio rispetto ad altri soggetti.

Dal 13 agosto 2012 – saranno abrogate tutte le norme incompatibili con i principi contenuti nel decreto-legge. Successivamente, il Governo, entro il 31 dicembre 2012, dovrà raccogliere in un testo unico le disposizioni aventi forza di legge che non risultano abrogate. La Commissione Giustizia  della Camera deve esprimere il proprio parere entro il prossimo 27 luglio. Sul provvedimento la Commissione Giustizia ha deciso di procedere ad una serie di audizioni.

pdfIL PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO SUL REGOLAMENTO DI RIFORMA DEGLI ORDINI.pdf947.83 KB

IL TESTO DELLO SCHEMA DI DPR- REGOLAMENTO DI RIFORMA DEGLI ORDINI PROFESSIONALI