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CONSULTAZIONE

Laurea, valore legale necessario a professioni e Pa

Laurea, valore legale necessario a professioni e Pa
Accesso alla professione e al pubblico impiego. Due motivi per non rinunciare al valore legale della laurea. Meritocrazia? Rischio discrezionalità.

Il Ministero dell'Università non ha pubblicato i risultati della consultazione sul valore legale della laurea avviata nei mesi scorsi, ma dopo la chiusura del sondaggio, ufficializzata il 24 aprile scorso, il Sole 24 Ore ha fatto circolare una tabella riassuntiva.

Ci sono almeno tre ambiti interessati dalle problematiche connesse al "valore legale del titolo di studio": l'accesso alle professioni; il pubblico impiego; gli ordinamenti scolastici e universitari.
Alla domanda "come giudicate la necessità di possedere uno specifico titolo di studio per poter esercitare una determinata professione?" la stragrande maggioranza ha risposto che "il possesso di uno specifico titolo di studio garantisce la qualità della prestazione resa dal professionista, che il cliente potrebbe non essere in grado di verificare da solo".

Valutata "positivamente" anche la necessità di possedere uno specifico titolo di studio per l'ammissione all'esame di abilitazione professionale, perché "il possesso di uno specifico titolo di studio è garanzia di preparazione adeguata e consente di selezionare, fin da subito, gli ammessi all'esame di abilitazione".

Inoltre, "il possesso di uno specifico titolo di studio garantisce professionalità e competenza da parte di impiegati, funzionari e dirigenti pubblici ed evita un'eccessiva discrezionalità nella loro assunzione". Anche ai fini della progressione di carriera: "il possesso di uno specifico titolo di studio garantisce l'idoneità del dipendente a svolgere attività riconducibili all'area funzionale superiore".

La maggioranza invece non è d'accordo nel dare importanza al conseguimento di un voto di laurea elevato, "perché, indipendentemente dalla votazione finale, il titolo conseguito assicura il possesso delle competenze/conoscenze necessarie". Giudicate "negativamente" anche le disposizioni dei bandi di concorso che prevedono l'attribuzione di punteggi aggiuntivi a coloro che abbiano conseguito un voto di laurea elevato, perché "perché il voto di laurea conseguito consente valutazioni comparative, di merito, solo tra studenti dello stesso ateneo".

Il timore di passare dal valore legale ad una incontrollata discrezionalità vale anche in ambito scolastico e universitario. La meritocrazia è un principio genera sfiducia: una differenziazione qualitativa di titoli di studio nominalmente equivalenti "creerebbe distinzioni basate su criteri opinabili e potrebbe pregiudicare chi non puó accedere alla formazione ritenuta piú qualificante".

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