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Fake news sugli antibiotici veterinari in allevamento

Fake news sugli antibiotici veterinari in allevamento
L’uso come promotore della crescita è vietato da anni. Anche la classe medica non conosce l'uso degli antibiotici in allevamento.

Stop alle fake news di ogni provenienza: operatori specializzati -e non- parlano di antibiotici in allevamento senza preparazione. Per cominciare, sia chiaro che l’uso di antibiotici negli animali come promotori della crescita è vietato in Italia da molti anni. A ribadirlo è la SIVAR (Società Italiana Veterinari per Animali da Reddito- Società Federata ANMVI) in un comunicato che segue la presentazione del Decalogo GISA (Ospedale di Pisa) e le critiche alla bozza di Piano nazionale contro le resistenze antimicrobiche.

Il consesso medico-ospedaliero del Gruppo GISA - che non ha coinvolto i Medici Veterinari degli allevamenti- ha sostenuto che "l’utilizzo di antibiotici per far crescere rapidamente l’animale vada fortemente limitato con controlli da parte dei medici veterinari”. Non si tratta invece di nessuna limitazione- fa notare la SIVAR- dato che quell'’uso è già bandito per legge da molti anni.

Senza un opportuno coinvolgimento dei Medici Veterinari degli allevamenti, la classe medica può incorrere nel rischio di disinformare i cittadini e le istituzioni, in fatto di terapie antibiotiche in medicina veterinaria. Per questo la SIVAR ribadisce la necessità di migliorare le conoscenze dei Medici sulle terapie veterinarie e, da parte loro, di una più accurata comunicazione al pubblico al riguardo.
Delineare una governance dell’uso prudente degli antibiotici senza conoscere quali siano gli utilizzi, consentiti e reali, negli allevamenti nazionali, per legge e per terapia, non va certo nella direzione di un corretto approccio one health.

E proprio mentre è in fase di emanazione il Piano Nazionale contro le Antibioticoresistenze, la SIVAR – che a dispetto delle critiche lo considera una buona base di lavoro- mette in evidenza i dati dell’ultimo rapporto, diffuso il 16 ottobre scorso da EMA (European Medicine Agency), sulle vendite degli antibiotici ad uso veterinario: l’Italia- fa notare la Società-  ha registrato un calo del 24% nell’arco di cinque anni (2010-2015) un calo che si apprezza in particolare nelle tetracicline, sulfamidici e polimixine.

La Società dei Veterinari per Animali da Reddito invita inoltre a prendere atto che la stessa EMA ha anche corretto, al ribasso, alcuni dati erronei dei precedenti rapporti, a dimostrazione che l’Italia non è quel Paese “abusatore” di antibiotici veterinari che una certa disinformazione nazionale, fondata su acritici copia-incolla, va superficialmente ripetendo da troppo tempo. Basti ricordare che per quanto riguarda i CIA (Critically Important Antimicrobials) l’uso in Italia è dello 0,1% (cefalosporine di terza e quarta generazione) e dello 0,9% per i fluorochinoloni. Percentuali che non arrivano all'unità e che, come molti altri dati rilevati dal Rapporto EMA, depongono a favore dell'Italia nel confronto su scala Europea.

Infine, citando l'imminente tracciabilità elettronica delle prescrizioni veterinarie, la SIVAR mette in evidenza un altro primato nazionale nel confronto europeo, sconosciuto ai ripetitori di luoghi comuni.

In conclusione, quando si parla di terapie antibiotiche in veterinaria, si facciano parlare i Medici Veterinari.