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Status dell'equide, occorre una svolta

sive or 0 Presentati i risultati del questionario ai medici veterinari ippiatri sullo status del cavallo. La maggioranza giudica eccessivamente burocratica e incerta la normativa, in particolare sul piano terapeutico. L'incertezza dello status giuridico del cavallo ricade sulla pratica libero-professionale e sull'attività dell'ispezione ufficiale. Il Seminario promosso da SIVE e ANMVI ha evidenziato l'urgenza di una rivisitazione della legislazione.

Il cavallo non DPA "non è un animale da compagnia". A ribadirlo, Alessandra Perrella (Ufficio IV, DGSA) al Seminario organizzato il 13 gennaio da SIVE e ANMVI sullo status dell'equide e l'impianto normativo in riferimento all'uso del farmaco.

La puntuale ricognizione della legislazione da parte della rappresentante ministeriale ha fatto da reagente per l'affollatissima platea di Palazzo Trecchi che ha messo sul tappeto tutti i problemi della pratica clinica libero-professionale e dell'ispezione ufficiale del veterinario SSN.

Dal punto di vista legislativo, si tratta di gestire un animale, il cui mutevole - quando non incerto- status giuridico può attraversare il settore sportivo, da diporto e quello alimentare. Evidenti le differenti implicazioni di tutela, di performance, di benessere e di sicurezza alimentare, ciascuna delle quali pone diverse finalità normative e terapeutiche. Non di rado concentrate sullo stesso esemplare.

Non a caso, in sala sono risuonate le parole "ambiguità" e "promiscuità di status", oltre che di "vacatio legis".

Se il cavallo atleta richiede trattamenti farmacologici specificamente indirizzati, il cavallo destinato alla macellazione esige regole e controlli rigorosi. Oggi nessuno dei due ambiti pone il medico veterinario, pubblico e privato, in condizioni di certezza normativa e di serena gestione terapeutica e sanitaria.

Il cavallo da carne - è stato detto- in Italia è un sottoprodotto dell'equitazione. Il cavallo che vive in Italia essenzialmente produce sport, spettacolo e ha uno stile di vita del tutto diverso a quello di un animale allevato a scopo alimentare. La carenza di farmaci specie-specifici non potrà essere superata senza l'eliminazione delle ambiguità, ostacolo, insieme ai costi di ricerca e di produzione, allo sviluppo di nuove specialità medicinali veterinarie.

Se il non dpa non è animale da compagnia (è anche l'Europa a dirlo) non vuol dire che potrà essere trattato pacificamente con i farmaci ammessi per animali (cani e gatti) non produttori di alimenti. Se, al contrario, il cavallo è dpa non si potrà ignorare il dato che il 50% della carne equina della UE è importata e consumata in Italia e il dato del Rapporto Residui 2010 sulla elevata presenza di sostanze- anche cancerogene- più nel cavallo che in altre specie.
Se il cavallo è atleta, occorrerà ripensare il concetto di "residuo zero" e aprire una riflessione (in corso anche nella FISE e nella FEI) sulla macellabilità del cavallo sportivo, non solo per ragioni etiche (eutanasia?) ma anche per scindere nettamente gli obiettivi di sicurezza alimentare da quelli ludico-sportivi.
Se il cavallo non sarà macellato a fine carriera, la professione veterinaria dovrà confrontarsi con la novità della geriatria ippiatrica, con il "fattore accumulo" e con proprietari pentiti della scelta non dpa se non adeguatamente indirizzati e responsabilizzati in questa scelta, attraverso la consulenza professionale del medico veterinario.

I dati presentati alla platea dal Presidente SIVE Giorgio Ricardi (foto), evidenziano che la complessità della norma non favorisce la sua applicazione. I medici veterinari ippiatri rispondono al questionario lanciato a novembre, dichiarando, in maggioranza, di confrontarsi spesso con dubbi formali, lamentano una burocrazia fine a se stessa, che rallenta l'esercizio professionale e l'intervento di cura, dichiarano "confuso" il quadro legislativo che si presta ad una sanzionabilità aleatoria e giudicano "gravi" le difficoltà di trattamento terapeutico nell'equide dichiarato dpa, tanto da non essere infrequente il ricorso alla variazione di status per ragioni di cura e benessere.

Le molteplici convinzioni dell'affollatissima platea di Palazzo Trecchi confermano la posizione espressa della SIVE, nel suo documento del 23 settembre 2011 e riflettono il disagio professionale espresso nel questionario proposto ai medici veterinari nelle settimane precedenti il Seminario: necessità di intervenire sulla legislazione per colmare vuoti, fare chiarezza e semplificare; necessità di un pacchetto normativo specifico sul farmaco veterinario per il cavallo.

Sono emerse inoltre le carenze presenti nel sistema dell'anagrafe equina. La SIVE considera quindi sempre più urgente la rivisitazione di tutta la normativa, anche sull'eutanasia, e l'avvio di un tavolo per una legge quadro sugli equini. Rinnovato in tal senso, un invito al Ministero della Salute, con una lettera firmata con ANMVI e già trasmessa al Dipartimento e alla Direzione competenti.

ANMVI e SIVE ringraziano i realatori e tutti i convenuti.

pdfSTATUS DELLEQUIDE- RISULTATI QUESTIONARIO SIVE.pdf941.89 KB