Le esche sono distribuite dall'elicottero secondo linee di volo parallele distanti da 500 a 1000 metri fra di loro, in base anche alle caratteristiche orografiche del terreno sorvolato: l'obiettivo è quello di garantire la distribuzione di 20-30 esche per chilometro quadrato. Ci saranno successivamente degli interventi per la posa manuale delle esche che completeranno la distribuzione aerea, dove non è possibile avvicinarsi troppo alle zone abitate.
L'esca è un vaccino vivo e attenuato in sospensione contenuto in un blister, a sua volta inglobato in una tavoletta composta da grasso animale e farina di pesce che ha le dimensioni di 4 centimetri per 4 per 1,5 centimetri di spessore, di colore grigioverde. «Le esche non sono bocconi avvelenati, come qualche zelante cittadino ha sospettato raccogliendole e portandole ai veterinari», aveva ammonito lo scorso gennaio il dottor Graziano Galbero, presidente dell'Ordine dei medici veterinari della provincia, «ma vanno lasciate sul posto evitando di toccarle a mani nude perché il contatto lascerebbe traccia della presenza umana e questo allontanerebbe le volpi dall'esca».
La prefettura di Verona ha avvertito la Provincia, i sindaci dei 51 Comuni interessati dalla distribuzione delle esche, carabinieri, polizia, Corpo forestale dello Stato, i Servizio veterinari delle tre Ulss veronesi, il presidente dell'Ordine dei medici veterinari e la direzione del laboratorio territoriale dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie che la Regione, con proprio decreto di inizio aprile, ha dato avvio alla campagna di vaccinazione.
Avvisi e cartelli posizionati in diverse zone informano della presenza delle esche. Non sono pericolose per gli animali domestici, ma occorre evitare che cani e gatti le ingoino, perché verrebbero così sottratte alle volpi, che sono le vere destinatarie della profilassi antirabbica.
Proprio dall'Istituto zooprofilattico arrivano le raccomandazioni per chi trovasse le esche: non vanno né spostate né toccate. Se dovesse essere aperto il blister con il vaccino e ne venissero a contatto accidentalmente la pelle o le mucose di naso e occhi occorre lavarsi accuratamente con acqua e sapone e poi contattare il medico di famiglia o la sede centrale dei servizi veterinari dell'Ulss 20 (045-8075929), oppure i numeri dei rispettivi distretti veterinari di San Giovanni Lupatoto, Grezzana, Colognola e Cologna: saranno i sanitari a decidere se sia prudente una vaccinazione post-esposzione.
La decisione della Regione di avviare la campagna di vaccinazione antirabbica per gli animali selvatici è la conseguenza della comparsa dell'infezione nel Bellunese dove un cane è risultato positivo lo scorso novembre e poi sono seguite le positività di animali selvatici (volpi e tasso) e di un asino. Dal 1 gennaio a oggi sono 120 casi di rabbia diagnosticati in 39 comuni della provincia di Belluno e il contagio è ormai ai confini delle province di Trento e Vicenza.
Di conseguenza è scattato l'obbligo della vaccinazione dei cani nelle province di Belluno, Treviso, e nelle porzioni a nord delle province di Vicenza e Venezia. I proprietari di cani di altre province che si rechino in quei luoghi devono avere gli animali vaccinati da più di 21 giorni. Per il momento è solo consigliata la vaccinazione antirabbica precontagio di gatti, furetti e altri animali da compagnia che siano sensibili alla malattia e presenti nelle zone a rischio, mentre è obbligatoria se vengono trasferiti anche solo temporaneamente nelle stesse aree.