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AGGRESSIONE ROTTWEILER NON E’ FALLIMENTO ORDINANZA

AGGRESSIONE ROTTWEILER NON E’ FALLIMENTO ORDINANZA
I medici veterinari dell'ANMVI non condividono le reazioni di chi parla di "fallimento dell'Ordinanza Martini". Il caso delle ottantenni aggredite da un rottweiler mentre entravano nel suo recinto è l'ennesima dimostrazione dell'immenso bisogno di educazione culturale al rapporto uomo animale. Colangeli: i veterinari dovrebbero poter investigare i casi di aggressione. I medici veterinari dell'ANMVI non condividono le reazioni di chi parla di "fallimento dell'Ordinanza Martini". Secondo il Presidente della SISCA, Raimondo Colangeli, fatti come quelli che si sono verificati sabato nel bergamasco pongono serissimi interrogativi sulle responsabilità in campo, eventualmente familiari, e che andrebbero investigate e analizzate. "Occorre prevedere - dice- una task force veterinaria investigativa che in queste circostanze possa avviare una inchiesta scientifica e raccogliere dati utili sia ai fini epidemiologici che dell'analisi del rischio. Diversamente ci si ferma al dato di cronaca e all'analisi superficiale della razza pericolosa da bandire".

Per l'ANMVI c'è un approccio zoofilo sbagliato e da eradicare nel nostro Paese attraverso la corretta educazione al rapporto con il cane. E' quell'approccio, a volte ingenuo e a volte isterico, che ignora pericolosamente il fatto che il cane, fosse pure un animale di piccola taglia, non può essere trattato come se il rapporto con il cane sia sempre possibile e sempre gestibile da chiunque e in ogni circostanza; e nemmeno come se il proprietario (o detentore), per il fatto stesso di esserlo e di essere animato dalle migliori intenzioni, sia sempre all'altezza del rapporto.

"Occorre invece interrogarsi sull'opportunità di affidare qualsiasi cane alle cure, all'accudimento e alla responsabilità di proprietari inadeguati o di figure da questi delegate- prosegue Colangeli- oltre ad approfondire le caratteristiche di gestione e accudimento del rottweiler abbattuto. Non sarebbe sorprendente scoprire che l'origine del drammatico evento andrebbero ancora una volta ricondotte all'uomo e alle condizioni di detenzione dell'animale. A maggior ragione in un caso in cui- stando a notizie di stampa- si tratta di un rottweiler di sei anni che stava ricevendo cure abitudinarie per la sua alimentazione".


I medici veterinari dell'ANMVI si chiedono infine che cosa aspettino i Comuni ad organizzare i corsi per i cittadini per una corretta convivenza con il cane nella nostra società. Il fatto che i corsi siano facoltativi non vuol dire che non siano fondamentali e urgenti per la prevenzione dell'incolumità pubblica e per il benessere dei cani.

I medici veterinari si stanno formando per tradurre il sapere scientifico e la medicina veterinaria comportamentale in didattica applicata e divulgativa alla portata di tutti i cittadini. E' uno sforzo culturale che la nostra società è matura per fare. Tocca alle amministrazioni cittadine obbedire alle ordinanze e ai decreti ministeriali.