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IVA, ANMVI CHIEDE INCONTRO AL MINISTRO BONINO

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Sul riconoscimento della qualifica di medico veterinario in Europa, a seguito del recepimento della Direttiva Zappalà, il Presidente dell’ANMVI, Carlo Scotti ha chiesto un incontro al Ministro per le Politiche Europee, Emma Bonino. “La preoccupazione di chi scrive - si legge nella nota- è che i medici veterinari italiani non riescano a beneficiare appieno dei vantaggi del recepimento della Direttiva 2005/36/CE, nonostante la forte esigenza di un mercato professionale allargato (in Italia ben 26mila veterinari sono iscritti all’Ordine, un numero sovradimensionato rispetto alla domanda nazionale). Secondo il presidente dell’ANMVI sulla professione italiana pesano alcune penalizzazioni fra cui la scarsa competitività europea del titolo conseguito in Italia e, soprattutto, l’inquadramento fiscale delle prestazioni veterinarie, gravate da un IVA al 20%.” Nessun Governo nazionale è mai intervenuto con una riduzione percentuale che sollevi le cure veterinarie dallo stesso gravame fiscale a cui si sottopongono i beni di lusso- rimarca Scotti- Adesso crediamo che la libera circolazione dei professionisti e le sollecitazioni della Corte di Giustizia Europea non consentano di continuare a sottovalutare la questione. La Corte di Giustizia Europea ha stigmatizzato la necessità di pervenire ad una applicazione uniforme dell’imposta sul valore aggiunto. L’assunto è che se si vuole instaurare una reale libera circolazione dei beni, dei servizi, dei cittadini e delle professioni intellettuali è indispensabile che si creino le condizioni comuni per non falsare le condizioni di concorrenza.. Nella lettera, il Presidente dell’ANMVI ritiene che “il rilievo dei giudici europei dovrebbe suggerire una riflessione non solo sull’IVA applicata alla salute degli animali, ma anche sul rapporto socialmente rilevante di tante famiglie con il loro animale e sui costi di cui è stato gravato: l’alimentazione degli animali da compagnia (pet food) sopporta anch’essa un’IVA del 20%”.