L'Agenzia delle Entrate nella relazione:" Gli effetti dell'applicazione degli studi di settore in termini di ampliamento delle basi imponibili" ( effettuata sulla base dei datidal 1998 al 2004), presentata alla Corte dei conti ed ufficializzata ieri sul suo sito, evidenzia come nella revisione strutturale degli studi possa essere necessario allargare la platea dei contribuenti interessati, coinvolgendo, per esempio, anche coloro che dichiarano ricarichi inferiori al 40%. L'Agenzia si pone alcune domande. Applicare gli studi di settore sul reddito delle imprese e dei professionisti o continuare nell'emorragia di ricavi e compensi stimati congrui da Gerico? Insistere nell'utilizzo dei dati non perfettamente verosimili delle dichiarazioni dei redditi? Proseguire negli accordi politici di compromesso per stabilire le soglie di incoerenza degli indicatori economici o fissarle arbitrariamente in base a dati di contabilità nazionale ISTAT? Sono tutti punti che dovranno seriamente essere approfonditi per una ipotesi di revisione strutturale degli studi di settore. La verità di fondo che emerge da tempo, e che la stessa Agenzia ormai ammette, è che il sistema degli studi di settore, che avrebbe dovuto risolvere molti problemi della fiscalità italiana per i lavoratori autonomi, sembra aver risolto molto poco. Sono ancora evidenti forti zone di evasione mentre spesso si è finito di penalizzare alcune fasce di contribuenti. Questo perchè gli studi, nonostante tutte le modifiche apportate, non sono in grado di rispecchiare in modo preciso le numerose situazioni che emergono nel mondo delle imprese e dei professionisti. ( ItaliaOggi, 26 gennaio 2007)