Una banca del sangue animale: sta per nascere all’Ospedale Veterinario dell'Università di Torino, a Grugliasco. Sarà destinata ai cani e poi a gatti e cavalli. I cani sono donatori «volontari»: quelli in perfetta salute doneranno sangue ogni tre mesi. Dai campioni verranno ottenute due frazioni separate: globuli rossi da utilizzarsi nell'arco di 15-20 giorni e plasma, che verrà congelato e utilizzato entro un anno. Il progetto, di cui è responsabile Anna Maria Farca del dipartimento di Patologia Animale, ha preso forma un anno fa ed è la prima iniziativa del genere in Piemonte. A livello nazionale esiste presso il dipartimento di Clinica Veterinaria dell'Università di Pisa il Centro Trasfusionale Veterinario, che si avvale anch'esso di donatori esterni, cioè animali di proprietà che donano il sangue periodicamente. Diversa è, invece, l’Emoteca Veterinaria Felsinea di Bologna, un’associazione di liberi professionisti nata per produrre emoderivati di origine animale, ottenuti da donatori volontari, clinicamente controllati.
Negli ultimi anni l’interesse per la medicina trasfusionale veterinaria ha permesso di migliorare la ricerca e l'impiego di componenti specifici del sangue in campo animale, superando i problemi legati all’identificazione e alla classificazione dei gruppi sanguigni. Come avviene nella medicina umana questi sono riconosciuti attraverso le glicoproteine (dette antigeni), legate alla superficie dei globuli rossi: ogni antigene di un gruppo sanguigno è determinato geneticamente e trasmesso per via ereditaria.
Oggi gli studi clinici si concentrano sui problemi della reazione emolitica: quando gli anticorpi, dopo una trasfusione, vengono in contatto con antigeni non conosciuti, possono provocare la distruzione in 12-24 ore dei globuli rossi. Come per gli esseri umani, quindi, è fondamentale considerare la compatibilità tra i globuli rossi del donatore e quelli del ricevente e identificarne il gruppo.
Per assicurare trasfusioni sempre più sicure si preferiscono cani con un peso superiore ai 28 chili e gatti di oltre 4,5, perché con un solo prelievo forniscono una quantità di sangue sufficiente per la produzione di derivati del sangue e per la loro conservazione. Nel cane sono stati descritte più di 20 specificità antigeniche, ma solo sette antigeni sono stati classificati: esistono, quindi, sette gruppi sanguigni e, tra questi, il DEA 1.1 e il DEA 1.2 giocano un ruolo di primo piano nelle reazioni trasfusionali.
E’ significativo, comunque, che nel cane, in genere, non si ha una reazione emolitica acuta nel corso della prima trasfusione. Nel gatto, invece, si possono avere reazioni gravi già subito: in questo animale sono stati identificati solo tre gruppi sanguigni, A, B e AB. I tipi variano a seconda delle razze, ma nella maggior parte dei Paesi in cui sono stati eseguiti studi vi è una netta prevalenza del gruppo A. ( La Stampa, 19 aprile 2006)