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CONFPROFESSIONI REPLICA ALL’ANTITRUST

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Come la Politica nazionale ed Europea, anche il Garante della Concorrenza e del Mercato interviene sullo stato giuridico delle professioni ordinistiche trascurando di riservare a quelle sanitarie ( medici, odontoiatri, psicologi e veterinari) una specifica riflessione. L’assenza di opportuni distinguo fra professioni diverse è la principale critica che ConfProfessioni-Sanità (ANDI, ANMVI, FIMMG e PLP, Coordinate dal Presidente ANMVI Carlo Scotti) rivolge alla Relazione per il Governo e per il Parlamento, licenziata dall’Antitrust il 18 novembre scorso sulla liberalizzazione dei servizi professionali. La Relazione - che pure contiene opportuni richiami ad una maggiore liberalizzazione delle professioni secondo una esigenza di ammodernamento sentita dalle stesse professioni- risente infatti della mancanza di una progettualità espressamente dedicata ai professionisti che esercitano nel campo della salute, le cui prestazioni non possono essere ricondotte tout court a logiche di puro mercato. Si tratta di un errore di fondo ormai cronicizzato, in Italia come in Europa- sostiene Confprofessioni Sanità riunita oggi a Roma- che discende dall’ostinazione delle Autorità competenti a trascurare il dialogo diretto con i professionisti, soggetti attivi della società e del sistema economico-produttivo, e a riconoscere invece come unico soggetto interlocutorio proprio quel sistema ordinistico che si pretende di superare. ConfProfessioni-Sanità rivendica dunque per le professioni sanitarie un ruolo interlocutorio in tutte le sedi preposte alla riforma delle professioni e rivendica un capitolo a parte nel riordino giuridico del sistema ordinistico.Queste le puntualizzazioni contenute nel documento diramato agli organi di informazione. Abuso di Professione e ruolo di garanzia degli Ordini L’abuso di professione in campo sanitario è un reato colpito dal Codice Penale e che suscita molta indignazione presso l’opinione pubblica ogni volta che arriva sulle pagine della stampa. ConfProfessioni Sanità parte dal presupposto inderogabile che l'ordine abbia la funzione istituzionale di garantire al cittadino che chi eroga una prestazione sanitaria sia un professionista della salute, titolato e abilitato dallo Stato. Al di là di questo irrinunciabile ruolo di "garanzia", l'impianto giuridico degli ordini, ridotti ormai a mero ruolo notarile, è oggi profondamente paludato e i professionisti sono i primi a chiedere una modernizzazione delle norme. Accesso alla Professione, Formazione, Aggiornamento A parere di Confprofessioni-Sanità, non sono condivisibili le indicazioni del Garante della Concorrenza verso una generica “sburocratizzazione dell’accesso alle professioni”, e soprattutto verso l’ipotesi di tornare alla laurea abilitante, immettendo nel settore della salute, professionalità la cui idoneità non venga verificata. Si aggiunga riguardo all’aggiornamento che, ad ulteriore garanzia della qualità della prestazione sanitaria, il Ministero della Salute ha approntato un sistema di Educazione Continua in Medicina, che -nell’orientamento della preposta Commissione Nazionale per l’Educazione Continua in Medicina- comporterà una periodica conferma dell’abilitazione di Stato. Deontologia e pubblicità Le istanze della società contemporanea non trovano più corrispondenza nell’attuale impianto deontologico e normativo. Occorre rendere più trasparente il mondo delle professioni, iniziando dalla revisione di tutte quelle norme che limitano la comunicazione fra professionista e cittadino e la possibilità di costruire un rapporto reciprocamente consapevole; Tariffe Il tariffario minimo rappresenta il corrispettivo di uno standard minimo di qualità. Abolirlo significherebbe perdere di vista uno dei riferimenti a disposizione delle categorie sanitarie per attestarsi su un livello minimo di qualità garantita delle prestazioni per la salute.