Il 17 ottobre la Filcams Cgil ha diffuso una nota nella quale si invitava a non pagare le quote ONAOSI. Al comunicato e alle sue “numerose e macroscopiche imprecisioni “ ha risposto la Vice Presidente ONAOSI Anna Maria Veronesi, farmacista-collaboratore, fornendo alcune precisazioni: “il contributo non è affatto presunto- spiega- ma obbligatorio e del resto, oltre l’ 85% dei 450.000 iscritti all’ONAOSI hanno regolarmente versato il contributo dovuto. Gli avvisi di pagamento, inviati in questi giorni ai Sanitari a domicilio non sono solleciti ma, come è scritto nella missiva, avvisi di pagamento per l’anno 2005 né più, né meno , degli avvisi di pagamento che i sanitari ricevono per l’iscrizione all’ Ordine Professionale o all’ Ente Previdenziale di appartenenza: ENPAM, ENPAF, ENPAV”. Per quanto riguarda il ricorso al TAR “questo non sospende l’efficacia della legge” e inoltre “mentre ai nostri legali risulta notificato il ricorso Federfarma - che dai contenuti giudichiamo “proforma” - non vi è traccia alcuna del ricorso presentato dalla Filcams, Fisascat, Uiltucs in nome di Farmacisti collaboratori, ripetutamente dichiarato in comunicati e articoli di stampa ma mai presentato”. La Fondazione è sicura dell’esito ad essa favorevole anche sulla base di precedenti pronunce sia dei vari TAR d’ Italia sia della Corte Costituzionale. Il TAR del Lazio, tuttavia, non è la sede giuridicamente competente per ricorrere contro l’obbligo ONAOSI, bensì lo è il Tribunale del Giudice del Lavoro. E’ proprio presso tre sedi giudiziarie di questo livello che sono in atto le azioni legali promosse dall’ANMVI. La prossima udienza è fissata per il 15 dicembre.