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COMITATO BIOETICA, SI' A PET-THERAPY

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Il Comitato nazionale per la Bioetica (Cnb) riconosce il ruolo terapeutico della Pet-Therapy ed invita ad incentivare questa pratica anche se, sottolinea, fin quando non ci sara' una validazione scientifica non e' auspicabile che tali terapie siano a carico del Servizio sanitario nazionale. Ma il 'si'' del Cnb, sia pure con le dovute cautele, suscita il plauso dei veterinari italiani: ''L'animale terapeuta - e' il loro commento - e' un valore per la societa'''. Il riconoscimento del ruolo della Pet-Therapy, ovvero la terapia che si avvale del supporto degli animali domestici utilizzata soprattutto per pazienti con patologie psichiatriche e senili, arriva con un documento approvato oggi all'unanimita' dal Cnb. Si dice dunque 'si'' a tali pratiche terapeutiche, ma si raccomandano anche cautele: per garantire il benessere degli animali utilizzati, ma anche quello dei pazienti. E' ad esempio necessario, precisa il Cnb nel documento, che i medici che la consigliano siano consapevoli e chiariscono al paziente il fatto che, in alcuni casi, il rapporto con gli animali puo' comportare dei rischi, come ad esempio il pericolo per una donna incinta di contrarre la toxoplasmosi proprio a seguito del contatto con animali. Massima attenzione anche, naturalmente, per quanto riguarda la salute degli animali: ''Nel documento - ha spiegato il presidente del Cnb Francesco D'Agostino - sottolineiamo che gli animali utilizzati per la Pet-Therapy meritano una particolare tutela e, per questa ragione, va ad esempio prevista una vigilanza pubblica sulle equipe che praticano tali forme terapeutiche". Ed ancora, il Cnb sottolinea come non vadano impiegati animali selvatici, ''in quanto - si legge nel documento - non avvezzi alla convivenza con l'uomo o alla vita in un ambiente ristretto e per questo sottoposti inevitabilmente ad una condizione di malessere''. Altro punto rimarcato dal Comitato riguarda la necessita' di operare ''per il miglioramento della qualita' della vita per gli animali coinvolti utilizzando, laddove possibile, e senza pregiudizio per il risultato - e' l'invito del Cnb - animali prelevati da canili, da rifugi o abbandonati, adeguatamente selezionati e addestrati''. Si ritiene inoltre necessario, precisa il documento, ''considerare le condizioni di vita e benessere dell'animale in tutte le fasi del progetto e anche dopo il termine di questo''. Una pratica terapeutica, dunque, da incentivare e far conoscere, ha commentato D'Agostino, anche perche' molti sono gli esperti secondo i quali gli effetti benefici della Pet-Therapy, soprattutto per particolari categorie di malati, sono concreti e spesso decisivi. Tuttavia, ha precisato il presidente Cnb, ''abbiamo sostenuto che fino a quando non sara' rigorosamente definito lo statuto scientifico di queste pratiche terapeutiche, non e' giusto che esse possano avvalersi di contributi pubblici attraverso il Servizio sanitario nazionale''. Su questo punto il documento e' chiaro: ''La Pet Therapy e' allo stato attuale in molte sue applicazioni un'ipotesi di lavoro che attende adeguate verifiche con metodologia scientifica e che merita un sostegno pubblico solo nell'ambito di progetti di ricerca''. Il documento incassa comunque il plauso dei veterinari: ''Il si' alla pet-therapy da parte del Cnb - sottolinea l'Associazione nazionale dei medici veterinari Anmvi - e' un segnale importante per il riconoscimento dell'animale come soggetto terapeuta''. In questo senso, l'Anmvi, afferma il presidente Carlo Scotti, ''non puo' che plaudere ad ogni passo verso il riconoscimento formale delle terapie assistite dagli animali''. La Pet-Therapy, ha detto Scotti, ''testimonia che il rapporto dell'uomo con l'animale e' una risorsa per la nostra societa''' e l'Anmvi si augura, ha concluso, ''che il parere del Cnb possa stimolare il Legislatore affinche' giunga presto a regolamentare la Pet-Therapy portando a termine l'esame di una serie di proposte di legge gia' unificate in un testo base e di cui e' relatore il parlamentare veterinario Gianni Mancuso''. (ANSA).