I turchi hanno già annunciato di aver messo in quarantena l’area di tre chilometri quadrati in cui è stato isolato il virus H5N1. I veterinari del Paese hanno ordinato l’eliminazione di 7.600 volatili. Ma, gli interventi non sono bastati per tranquillizzare l’opinione pubblica: ieri mattina nelle farmacie di Istanbul e di altre città turche non si trovava più un kit per la vaccinazione. Ma in Italia la situazione è diversa.Nel caso si rendesse necessario, il Servizio veterinario pubblico italiano sarebbe in grado di far fronte ad un'eventuale emergenza epidemica da virus dei polli, estendendo ulteriormente le vaccinazioni al pollame di allevamento. Lo assicura la direttrice dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Ilaria Capua, che invita pero' a non fare allarmismi: ''Il caso della Turchia, dove in alcuni allevamenti e' stata accertata la presenza del virus H5N1 - precisa - e' del tutto particolare''. Il focolaio del virus in Turchia, ha spiegato Capua, ''e' stato individuato in un allevamento abusivo e collocato a ridosso di una riserva naturale. Si tratta dunque di condizioni del tutto particolari, che difficilmente si verificherebbero ad esempio in Italia''. Quanto alla modalita' di trasmissione del virus attraverso gli uccelli migratori, ha aggiunto, ''si presume che questa sia appunto una possibile via di contagio, anche se non c'e' l'assoluta certezza''. Ma a fronte dell'innegabile avanzata del virus H5N1, il ceppo piu' pericoloso e aggressivo dell'influenza dei polli, giunto ormai alle porte dell'Europa, quali sono le misure adottate nel nostro Paese? L'epidemia, ha precisato l'esperta, ''riguarda al momento gli animali e non c'e' alcun elemento per presupporre l'avvicinarsi di una pandemia influenzale umana. Ad ora dunque - ha sottolineato - la misura prima e' rafforzare il controllo su animali e allevamenti ed il nostro sistema di prevenzione, sorveglianza e controllo e' all'avanguardia, con sistemi di allerta efficaci ed una presenza capillare dei servizi veterinari che gia' tengono sotto controllo gli allevamenti, per altro tutti censiti''. Inoltre, in Italia gia' si effettua, ha precisato Capua, un programma annuale di monitoraggio a campionamento sugli uccelli migratori vivi. Attualmente, ha ricordato l'esperta, ''in Italia gia' viene vaccinata parte della popolazione avicola, in particolare quella degli allevamenti delle regioni settentrionali come Lombardia e Veneto, ovvero delle regioni piu' umide meta principale degli uccelli selvatici migratori. In questo momento, comunque - ha proseguito - non ci sono elementi per procedere ad una vaccinazione piu' estesa della popolazione avicola italiana, sarebbe inutile e prematuro''. Ma se l'emergenza dovesse verificarsi, ha affermato, ''l'Italia e' sicuramente il paese maggiormente pronto a dare una risposta efficace attraverso una piu' ampia campagna di vaccinazione tra gli animali; saremmo cioe' pronti a far fronte a questa eventualita' nel caso si rendesse necessario, dal momento - ha commentato Capua - che l'Italia ha già effettuato tre campagne di vaccinazione ed il nostro sistema di vaccinazione e' tra i piu' evoluti, tanto da essere preso a riferimento anche dagli Stati Uniti''. (ANSA).