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NO AGLI ANTIBIOTICI PER CURARE LE API

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L'associazione dei consumatori Altroconsumo ha lanciato l’allarme antibiotici nel miele. A rivelare la presenza di residui di antibiotici nel miele sarebbe un'inchiesta dell'associazione stessa, dalla quale è emerso che in 6 prodotti su 19 sono risultate presenti sostanze quali la sulfametazina e la tilosina, antibiotici vietati nell'apicoltura europea dal Regolamento 2377/90. Presentato un esposto alle procure competenti, Altroconsumo ha chiesto immediati controlli e analisi e una ''reale qualità e tracciabilità del prodotto.'' Alle iniziative di Altroconsuno ha risposto la Federazione apicoltori italiani, rivendicando la produzione di un miele tutelato dalle leggi italiane e dalla cura per la qualità e la sicurezza alimentare. “ Gli apicoltori italiani non usano antibiotici e sulfamidici nella lotta alle malattie delle api. Non possono esserci quindi residui nel prodotto italiano. Lo vieta la normativa vigente, la applicano gli apicoltori che hanno tutte le carte in regola. Lo ricorda la Federazione apicoltori italiani che invita a consumare il miele italiano. "Un prodotto - sottolinea il presidente Fai, Raffaele Cirone - di alta qualità e privo di sostanze nocive". E' un invito a privilegiare il prodotto nostrano, specie quello contrassegnato dal marchio di origine e garanzia "Miele Italiano".
Per scegliere con sicurezza dunque, è opportuno guardare con attenzione il sigillo di garanzia. E' una fascia tricolore che, ai sensi della direttiva 2001/110/CE, soddisfa l'obbligo di menzione del Paese di origine del prodotto. Gli apicoltori italiani sono impegnati a commercializzare miele con un numero di serie che accompagna ogni vasetto e che consente di ricostruire la vita del prodotto immesso al consumo.
Stando ai dati di Coldiretti sono circa 50 mila gli apicoltori italiani, con 1,1 milioni di alveari che ospitano una popolazione di 55 miliardi di api. Il giro d'affari dell'apicoltura italiana è di 60 milioni di euro e arriva a 2,5 miliardi di euro se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all'agricoltura. Per non correre il rischio di acquistare miele proveniente dalla Cina o da altri Paesi occorre verificare che nell'etichetta sia riportata la parola Italia che deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale. Lo suggerisce la Coldiretti, che ha raccolto un milione di firme a sostegno dell'obbligo di indicare di etichetta l'origine di tutti gli alimenti, in riferimento alla possibile presenza nei mieli di importazioni dalla Cina, dall'Argentina e da altri Paesi di contaminazioni da antibiotici tossici vietati in Europa, secondo l'allarme lanciato dall' Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (Unaapi). A partire dal primo agosto dello scorso anno, per effetto del Decreto Legislativo n.179/2004, la parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta - spiega la Coldiretti - deve riportare l'indicazione "miscela di mieli originari della CE"; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE". Si tratta di una norma a difesa dei consumatori e degli apicoltori fortemente sostenuta dalla Coldiretti che viene fatta rispettare con multe fino a seimila euro per chi tenta di spacciare il miele importato con quello nazionale. (agricolturaonline)