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BSE, IZS TORINO: ATTENZIONE AI PAESI UE

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''La Bse ormai e' sotto controllo ma non bisogna abbassare la guardia anche perche' il pericolo adesso arriva dai Paesi extraeuropei e da quelli appena entrati nell'Ue, che non hanno ancora attivato le procedure di controllo'. “L’allarme è di Maria Caramelli, responsabile del Centro di referenza nazionale per le encefalopatie animali dell' Istituto zooprofilattico sperimentale di Torino (Izs) che ha spiegato, nel corso del convegno internazionale organizzato dalla Facoltà di Veterinaria di Grugliasco sulla Bse: ''Parallelamente al progressivo declino della patologia in Italia si assiste a un incremento della malattia sia nei Paesi che sono appena entrati nell' Unione europea sia in altri continenti. Per evitare il rischio di un' epidemia di ritorno e' indispensabile che il sistema di sorveglianza prosegua e si estenda''. In Italia dal 2001, quando sono stati introdotti i controlli sulla Bse, sono stati eseguiti dall' Istituto zooprofilattico torinese 3 milioni di test, che hanno consentito l' identificazione di 128 animali infetti. Di questi la maggior parte e' stata individuata in allevamenti intensivi con animali adulti, prevalentemente al Nord, in particolare in Lombardia e nel Triveneto. Tuttora al Centro di rilevanza nazionale per la Bse (Cea) vengono eseguiti in media 3-4 mila test al giorno su tutti gli animali sopra i 30 mesi, mentre i controlli sui mangimi vengono effettuati a campione. Mark W. Head, della National Cjd Surveillance Unit di Edimburgo, al convegno ha enunciato i termini numerici della variante umana della Bse, la malattia di Creutzfeldt-Jakob. Nel mondo i casi registrati sono stati 156. Di questi, 107 hanno avuto una conferma neuropatologica dagli esami ''post mortem''. Per 42 morti, invece, questa conferma non c' e' stata. Per un decesso e' rimasta incerta la causa, anche se ci sono forti sospetti. Sono sei, infine, le persone ancora in vita che si presume abbiano contratto la variante umana della Bse. In 134 casi i soggetti malati avevano una particolare predisposizione genetica. ''L' impatto sociale della encefalopatia spongiforme bovina e' stato enorme - ha osservato Caramelli - la Bse ha modificato i comportamenti della gente e ha avuto anche una rilevante ricaduta economica''. Si calcola che l' epidemia sia costata all' Europa (escluso il Regno Unito, primo centro di propagazione dell' infezione) oltre 100 miliardi di euro. Ma ora e' tempo di guardare al futuro. E Maria Caramelli segnala il rischio che vada perso tutto il bagaglio di esperienza accumulato in questi anni dal Centro di referenza nazionale per le encefalopatie animali. ''La nostra metodologia - ha assicurato - puo' essere ben utilizzata per qualunque tipo di emergenza alimentare e per costituire con l' Universita' di Torino e l' Arpa un eventuale centro di analisi del rischio''. E la mente corre al progetto del ministro dell' agricoltura Gianni Alemanno di indicare Torino come agenzia italiana per la sicurezza alimentare. Un' idea finita nel dimenticatoio. ''Per prevenire le future epidemie alimentari - ha aggiunto - servirebbe un organismo indipendente delle valutazioni del rischio, capace di dare elementi di giudizio a chi deve prendere decisioni in materia di salute pubblica''. Ma occorrerebbe anche che l' Istituto zooprofilattico di Torino (che serve Piemonte, Liguria e Valle d' Aosta) venisse dotato di mezzi adeguati. ''Al momento abbiamo 300 dipendenti - ha spiegato Sergio Andruetto, direttore dell' istituto - ma la dotazione organica e' insufficiente: ci occorrerebbero almeno altre trenta persone e dovremmo poterle assumere, perche' e' difficile fare ricerca con personale precario''. Ci sono poi problemi di risorse. ''Pur avendo gia' investito quest' anno 500 mila euro, avremmo bisogno di 800 mila euro per sostituire le apparecchiature - ha continuato Andruetto - e bisognerebbe che l' istituto venisse finalmente trasformato in azienda pubblica, in modo da poter offrire i nostri servizi anche al mondo dei privati''.(Fonte:ANSA)