Con decreto n.20715 del 24 novembre scorso, il Dirigente dell’Unità Organizzativa Veterinaria della Regione Lombardia, Mario Astuti ha reso noto le Linee guida per la prevenzione ed il controllo dell’influenza aviaria su tutto il territorio lombardo. Nel programma di vaccinazione di emergenza sono indicati i piani di monitoraggio che saranno applicati per la verifica dell’efficacia dei programmi di vaccinazione e i piani di monitoraggio nella zona di vaccinazione per valutare l’evoluzione della situazione epidemiologica. La profilassi immunizzante obbligatoria dovrà essere effettuata in tutti gli allevamenti di tacchini da carne e negli allevamenti di ovaiole per la produzione di uova da consumo, nonché negli allevamenti di capponi. I Servizi Veterinari Regionali competenti per territorio, sentito il parere del Centro di Referenza Nazionale per l’Influenza aviaria, in base alla situazione epidemiologica e al rischio di diffusione della malattia, possono autorizzare la vaccinazione degli allevamenti di riproduttori delle specie tacchino, della specie Gallus gallus e faraona. Gli allevamenti di altre specie e tipologie non saranno vaccinati. Tra le misure di precauzione per il personale esposto a contatto diretto con gli animali la sanità regionale ha sottolineato la possibilità anche se remota, ma non dà trascurare di coinfezione da virus influenzali umani ed aviari e, pertanto, è raccomandabile la vaccinazione antifluenzale del personale esposto a contatto diretto con gli animali (quali veterinari, allevatori, macellatori e trasportatori di animali), soprattutto se entrato in contatto con allevamenti o animali in cui sia stata riscontrata la presenza di infezione da virus influenzali appartenenti a qualsiasi sottotipo antigenico. In proposito, il Centro di Referenza nazionale per l’Influenza Aviaria, in una nota inviata al Ministero della Salute fa presente che: “Dall’episodio di Hong Kong (1997: 6 persone morte su 18 infette) si è consapevoli del passaggio di virus influenzali aviari direttamente dai volatili all’uomo. Tale situazione è preoccupante sia per le conseguenze dirette dell’infezione umana, che per le conseguenze indirette di riassorbimento con virus influenzali umani. Quest’ultima evenienza, sebbene rara, potrebbe rappresentare il punto di partenza per l’emergenza di un nuovo virus pandemico umano, con caratteristiche antigeniche sconosciute alla popolazione umana. Le conseguenze di questo fenomeno potrebbero essere disastrose, basti pensare a quanto già avvenuto agli inizi del secolo con la spagnola. In Italia l’attiva circolazione del virus a bassa patogenicità del sottotipo H7N3 implica un rischio continuo ed elevato di fenomeni di riassortimento genico fra lo stipite in oggetto ed i virus influenzali umani, che potrebbero generare nuovi ceppi virali potenzialmente patogeni per l’uomo. Tali rischi sono stati recentemente evidenziati in Olanda, paese in cui la diffusione di un virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (H7N7) nella primavera del 2003 ha determinato l’insorgenza di circa 260 casi sospetti di malattia nell’uomo (82 confermati), di cui uno ad esito infausto, e l’esecuzione di trattamenti obbligatori, con farmaci antivirali, di tutto il personale a rischio di infezione per contatto con i volatili infetti”.