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ECM, 46 ORDINI CONTRO SIRCHIA

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Il ministro della salute Girolamo Sirchia ha chiesto con una lettera inviata al comitato centrale della Federazione degli ordini dei Medici (Fnomceo) un procedimento disciplinare nei confronti del presidente dell'ordine di Roma, Mario Falconi. Quest'ultimo, si legge nella lettera firmata da Sirchia, aveva invitato il ministro a ''rassegnare le dimissioni dal Governo''. Si tratterebbe, per il ministro, di una iniziativa personale che non coincide con le indicazioni del Consiglio Direttivo dell'ordine dei medici di Roma. Falconi aveva duramente criticato il decreto sulle società scientifiche e contestato l'esclusione degli Ordini professionali “dalla partecipazione attiva nella programmazione, svolgimento e verifica dei corsi di formazione per l'educazione medica continua nonchè dalle procedure di accreditamento degli enti "formatori". Un decreto, quello sui requisiti delle Società Scientifiche, che per le stesse ragioni non era piaciuto nemmeno alla FNOMCEO, la quale aveva anche criticato il ruolo attribuito alla FISM, minacciando di ritirare i propri rappresentanti dalla Commissione ECM. Ma Falconi è andato oltre e ha chiesto le dimissioni di Sirchia. “Il ministro vuole imbavagliare i medici di Roma'', ha commentato a caldo Falconi, che rappresenta anche il sindacato piu' rappresentativo dei medici di famiglia. Con lui si sono schierati ben 46 ordini medici, su un totale di 103. In una lettera aperta al ministro sostengono che ''il ministero della salute svolge una funzione di organo vigilante sugli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e sulla loro federazione, essendo il garante della corretta applicazione delle leggi e delle normative vigenti e del corretto funzionamento degli enti. Non rientra nei compiti del ministro vigilante censurare opinioni politiche liberamente espresse da chi e' titolare per mandato elettivo della tutela professionale medica e odontoiatrica''. Gli ordini giudicano cosi' ''inopportuna la ventilata possibilità di un'azione disciplinare che per il merito della vicenda non potrebbe configurarsi come censura politica''.