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ANDENA: NON SI TROVA SOIA NON OGM

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" Il problema è stato sottovalutato, d'altra parte è impossibile trovare soia non Ogm in tutta Europa. Ora, dunque, non resta che prendere atto della situazione e lavorare per trovare nuove fonti proteiche , realizzare un mercato parallelo a quello degli Ogm". Sono le dichiarazioni di Nino Andena, Presidente dell’Associazione Italiana Allevatori, all’indomani del dibattito sugli ogm in Europa e a tre settimane circa dall’entrata in vigore dei Regolamenti comunitari che obbligano all’etichetta sui mangimi derivati da coltivazioni Ogm.E’ risaputo che il 90% della soia utilizzata nei nostri allevamenti, anche in sostituzione delle farine animali proibite come causa probabile della BSE, viene importata da paesi ( Argentina, Brasile ed USA ) che da tempo coltivano varietà Ogm. Sono varietà approvate ed autorizzate dalla Ue che dopo 13 anni di sperimentazione e controlli, nel 1996, le ha ritenute idonee al consumo alimentare e mangimistico giudicando questo prodotto sicuro per l'uomo e per gli animali. L'obbligo di etichettatura dei mangimi che devono evidenziare la presenza di Ogm quando supera la soglia dello 0,9% ha reso di dominio pubblico questi dati creando contestazioni e rimostranze da parte di ambientalisti e consumatori. In effetti, per ora, non è prevista alcuna indicazioni sulle etichette obbligatorie per i prodotti finiti derivanti da animali allevati con mangimi che utilizzano materie prime transgeniche. I consumatori quindi contestano il fatto che al momento dell'acquisto nessuno può sapere se il latte, i formaggi, la carne, i salumi, ecc contengono Ogm. D'altra parte l'Italia copre solo il 10% del fabbisogno ed è impossibile trovare sui mercati internazionali i quantitativi necessari alla nostra zootecnia di origine non Ogm.