Misure anti-Bse insufficienti. Per la Fao in molti Paesi i controlli anti-BSE sono ancora insufficienti, ''e in molti altri le misure raccomandate non sono applicate in modo corretto''. Allo stato attuale per l'Agenzia Onu ''nessun paese puo' affermare di essere totalmente immune dalla Bse, a meno che - precisa - questa rivendicazione non sia comprovata da metodi d'indagine riconosciuti a livello internazionale''. Ecco allora le misure precauzionali suggerite dalla Fao per tenere fuori dalla catena alimentare animali e materiali a rischio: 1) bandire le farine di carne e di ossa dalle aziende zootecniche, almeno per i ruminanti; 2) evitare rigorosamente la contaminazione di farine diverse nei mulini; 3) prelevare e distruggere gli Srm (materiali a rischio specifico: cervello, midollo spinale) dal bestiame che abbia oltre 30 mesi d'eta'; 4) distruggere le carcasse con modalita' sicure, come il trattamento dei materiali a 133° sotto una pressione di 3 bar per 20 minuti; 5) applicare misure di sorveglianza attiva sul bestiame, per un'identificazione accurata dei capi animali che consenta di poterli rintracciare lungo tutto il processo di produzione, di trasformazione e di commercializzazione; 6) bandire l'uso meccanico di rimozione dei materiali a rischio specifico. L'adozione di queste misure, specie il divieto delle farine animali e la distruzione degli Srm, si traduce in un rischio ''molto basso'' di presenza di materiali infetti. La Fao ricorda dunque che l'Office International de Epizooties (Oie) da' l'indicazione di sottoporre a test il bestiame che mostri sintomi di Bse, quindi di fare esami di routine a tutti i capi di bestiame che hanno oltre 30 mesi, con una percentuale che vada da uno su ogni 10 mila a uno ogni 100 mila animali. Per rassicurare i propri consumatori e scoprire i possibili casi di Bse, l'Unione europea ha analizzato oltre 9 milioni di animali nel biennio 2002/03, con la Francia e la Germania che da soli hanno sottoposto a test circa 3 milioni di capi ciascuno. La Svizzera ha controllato 170.000 animali, il Giappone praticamente ogni bovino. ''Il costo dei test - ricorda la Fao - e' intorno ai 50 dollari per animale. Ma considerando il danno potenziale di un'epidemia di Bse per la salute umana, e per i mercati della carne, condurre test puo' considerarsi un intervento conveniente dal punto di vista economico''. Per aiutare i Paesi ad attuare controlli piu' stretti, la Fao ha promosso numerosi progetti di formazione in diversi Paesi, e ha favorito la cooperazione tra la Svizzera, che ha affrontato con successo la crisi, e paesi dell'Europa orientale, dell'Africa e dell'America Latina.