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L’UNIVERSITA’ ITALIANA NON HA FONDI

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“Nel 2003 le Università non avranno dal Fondo di finanziamento ordinario neppure risorse sufficienti per pagare gli stipendi: mancano almeno 57 milioni di euro. E se ci fosse una Maastricht per la formazione superiore e la ricerca, l’Italia non sarebbe in Europa perché tutti i parametri dal numero dei docenti e dei ricercatori, all’investimento per studente, a quello per la ricerca, ci pongono molto in basso fra i Paesi Europei”. La lettera indirizzata dai rettori italiani al presidente del consiglio, firmata dal loro presidente, prof. Piero Tosi, oltre a denunciare le carenze finanziarie dell’università italiana, dipinge a tinte fosche il futuro degli atenei. “Occorre modificare la legge Finanziaria – prosegue il documento – in modo da consentire alle università di sopravvivere (…) imponendo misure estreme, come far leva sulla tassazione studentesca”. Ammette sconfortato il rettore della facoltà di Tor Vergata: “ Non avremo neppure i soldi per comprare un proiettore”. Gli atenei italiani perderanno a breve tra il 40 e il 60 per cento dei docenti, i quali oggi già anziani andranno in pensione senza che l’università abbia i fondi e il personale adeguato per sostituirli. Il rapporto tra fondi e ricerca è il più basso in Europa, quello fra docenti e studenti fa precipitare l’Italia agli ultimi posti delle classifiche UE e la didattica non ha a disposizione attrezzature e supporti adeguati. Il Ministro Moratti condivide e ricorda che se in questi anni l’università italiana non ha trovato un raccordo con il mondo del lavoro, molto è dipeso dall’autoreferenzialità e della chiusura in se stessi degli atenei. Alcuni dati: la percentuale di laureati e diplomati universitari in Italia (rispetto alla popolazione attiva fra i 25/64 anni) è dell’8,7% ( contro il 20.6% della Francia, il 23% della Germania e il 23.6% del Regno Unito); la percentuale di PIL speso per la formazione universitaria è dello 0.33% ( contro il’1,13% della Francia, l’1.04% della Germania e l’1.11% del Regno Unito); la percentuale di ricercatori è dello 0.33% ( contro lo 0.61% della Francia e della Germania e lo 0.55%. ( fonte Il corriere della Sera – 24 ottobre 2002)