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IL DOCUMENTO

Le professioni nell'università: pubblicato lo studio ANVUR

Le professioni nell'università: pubblicato lo studio ANVUR
Non basta valutare la ricerca o la didattica. L'ANVUR ha valutato per la prima volta la presenza e la qualità delle professioni nell’Università.


Con la pubblicazione "Le Professioni nell'Università", l’ANVUR ha stimato la presenza e l'apporto delle libere professioni ordinistiche nelle università. Il documento, il primo nel suo genere, è stato presentato ieri a Roma dall'Agenzia Nazionale per la Valutazione dell'Università e della Ricerca. La premessa di questo studio è l’interesse del sistema universitario ad assicurarsi i migliori esponenti del mondo delle professioni liberali e a garantire il miglior loro insegnamento possibile. L'obiettivo è quello di impostare su "basi nuove e virtuose" il rapporto tra l'attività professionale, l'insegnamento e la ricerca.

Area della Medicina Veterinaria- In vista della stesura del documento finale, il Gruppo Area Veterinaria dell'ANVUR ha svolto, da ottobre e dicembre del 2016, incontri consultivi con rappresentanti del Ministero della Salute, della FNOVI, dell’EAEVE, e con le Associazioni Scientifiche private e i Sindacati, pubblici e privati. Per l'ANMVI hanno partecipato il Presidente Marco Melosi, il Vicepresidente Paolo Selleri e il consigliere Aivemp Aldo Benevelli.

Il Gruppo di lavoro Area Veterinaria, coordinato dal Professor Bartolomeo Biolatti, ha affrontato temi generali (accesso alla professione, ospedali veterinari, figure para-mediche e sedi universitarie) con focus specifici sulla  valutazione delle capacità professionali dei docenti, sul percorso intra-laurea, tirocinio e post-laurea. Il rapporto dettaglia il quadro emerso dalle consultazioni su ciascuna questione.

Secondo i presidenti delle società scientifiche accademiche, a cui è stato somministrato un questionario consultivo, le materie professionali devono essere insegnati da docenti laureati in medicina veterinaria; il College Europeo e l'attività pratica in struttura certificata vanno considerati nel reclutamento dei docenti; indispensabile individuare un elenco di one-day skill per il veterinario neolaureato, così come il potenziamento di materie oggi trascurate dal piano di studi come la bioetica (l'obiezione di coscienza è un problema sentito dagli studenti) e le specie esotiche/non convenzionali.
Preferibile posizionare il tirocinio in fase post laurea piuttosto che in fase intra-curriculare, supervisionato dall'Università e gestito in collaborazione con gli ordini e le società scientifiche. L'interazione cone le associazioni professionali dovrebbe essere maggiore anche nella programmazione delle scuole di specialità. Troppo alto il numero delle sedi e per contro troppo ridotta la massa critica di docenti; programmi più armonizzati potrebbero aiutare gli studenti a non laurearsi in ritardo; proponibili e utili, infine, corsi di laurea  attinenti o di supporto alla professione del Medico Veterinario.

Le conclusioni generali- Affidate al consigliere ANVUR, Paolo Miccoli, le conclusioni generali del rapporto indicano una "forte richiesta di un rafforzamento delle competenze pratiche, il cosiddetto “saper fare” che in tutte le Aree esaminate, con maggiore o minor forza, è posto come il limite maggiore dell’attuale formazione". Gli strumenti suggeriti sono concentrati su un rafforzamento del tirocinio; l’esperienza del core curriculum nel Corso di Medicina e Chirurgia viene visto positivamente da Aree contigue come quella di Medicina Veterinaria. 

A fianco di alcune competenze pratiche che costituiscono il nucleo fondamentale della formazione professionale, vengono considerante necessarie
anche alcune conoscenze teoriche considerate innovative: è il caso delle conoscenze di deontologia professionale o di approfondimenti etici.

Il quadro normativo italiano- scrive Miccoli- "non sembra allineato a quello di altri Paesi europei, nei quali ai docenti viene garantita la possibilità di una attività professionale, sia pure essa esercitata con vincoli precisi, ma che dà lustro all’Istituzione di appartenenza da un lato e si traduce in un arricchimento culturale degli studenti dall’altro.

"Ci pare dunque emergano alcune criticità non facili da superare- conclude Miccoli-  ma che pongono con urgenza la necessità di un dialogo più aperto con la società. Non di rado infatti si rileva un certo livello di conflittualità non tanto con gli Ordini in sé, ma nella corretta interpretazione della “concorrenza” professionale tra professionisti puri e docenti universitari, da cui la necessità di riformulare i rapporti tra università e professione, in una prospettiva alta e di ampie prospettive". E infine, "non è più possibile ignorare la domanda di servizi professionali proveniente dal mondo delle imprese".