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MIUR

Giannini: troppi accessi, resta il numero programmato

Giannini: troppi accessi, resta il numero programmato
L'accesso senza lo sbarramento dei test d'ingresso, sulla linea del modello francese, potrebbe arrivare in Italia solo "in prospettiva quando avremo meno candidati. Se oggi i posti sono circa 10mila, dovrebbero essere al massimo 20mila gli aspiranti. Un proporzione che risponderebbe ad un corpus qualificato di futuri medici". Ad affermarlo è Stefania Giannini, ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca (Miur), in audizione alle Commissioni riunite Cultura e Affari sociali della Camera sugli orientamenti del Governo in materia di accesso ai corsi di Laurea e alle scuole di specializzazione in Medicina.

Ma la realtà italiana non è ancora pronta. La strada tracciata dal ministro Giannini prevede invece "la conferma della necessità di un numero programmato di laureati, ma con l'introduzione di un test di orientamento già alle scuole superiori per aiutare il ragazzo nella scelta migliore", ha aggiunto. "Una preparazione degli studenti ai test - ha osservato  il ministro - che sottragga questa fase alla speculazione di privati e di agenzie. Questo lavoro lo possono fare solo le università, in grado di accompagnare in modo molto efficace l'attività di orientamento individuale e di approfondimento sulle discipline e i contenuti che i ragazzi devono aver già acquisito a scuola".

Infine, il ministro ha riflettuto anche sulla fattibilità in Italia di un altro modello di sistema valutativo per l'ingresso nelle Facoltà di Medicina, quello in vigore nel Regno Unito. "Dove c'è un filtro nazionale e poi quello delle singole università. Il meccanismo prevede  una prima prova di tipo psico-attitudinale che scava nelle attitudini del candidato. Nella seconda parte, che invece è gestita dai singoli atenei, c'è una intervista divisa in due fasi: un colloquio motivazionale e le materie di contenuto del corso. Questo modello - si è chiesta la Giannini - funzionerebbe in maniera efficace ed omogenea anche da noi? Credo di no - osserva perché abbiamo un sistema che ha mostrato delle falle a livello locale. Ad esempio quello che è accaduto all'università di Bari. Senza stigmatizzare il caso - ha concluso - abbiamo però un problema specifico". (Adnkronos Salute)