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CUNICOLTURA

Due anni di carcere a chi mangia coniglio? Maggioranza dice no

Due anni di carcere a chi mangia coniglio? Maggioranza dice no
La maggioranza è contraria alla sanzione penale per chi mangia coniglio. Sondaggio di Libero. Italia secondo produttore al mondo di carni.

La proposta è dell'On Michela Vittoria Brambilla che intende vietare la macellazione e il consumo dei conigli, da equiparare agli animali da compagnia, quindi non destinati alla produzione di alimenti; la proposta prevede fino a due anni di carcere a chi violasse il divieto. Il quotidiano Libero ha promosso un sondaggio (Fino a due anni di carcere a chi mangia il coniglio: siete d'accordo?) al quale la maggioranza (63% ad ora) si dichiara contraria.

Italia secondo produttore al mondo- A oggi la produzione asiatica rappresenta il 40% di quella mondiale (il 33% spetta alla Cina), mentre l'europea è passata da oltre il 60% al 27% (di cui l'Italia produce il 6,9% su base mondiale e 25,5% a livello Europeo, la Spagna rispettivamente 4,2% e 15,5% e la Francia 2,9% e 10,8%). L'Italia è, dunque, il primo produttore europeo e il secondo mondiale dopo la Cina (fonte: Dossier Fnovi per il settore cunicolo).

Il Veneto, regione leader in Italia- Qui si produce circa il 40% di carne di coniglio nazionale (fonte: UnaItalia), la provincia "guida" è quella di Treviso. Il numero di allevamenti professionali sul territorio regionale è di poco inferiore ai 500, per un fatturato complessivo intorno agli 85 milioni di euro.

La pdl- In base alla proposta di legge, assegnata alla Commissione Agricoltura della Camera,  chiunque "allevi, esporti, importi, sfrutti economicamente o detenga, trasporti, ceda o riceva a qualunque titolo conigli al fine della macellazione, o commercializzi le loro carni" rischia da quattro mesi a due anni di carcere e una multa da 1.000 a 5mila euro per ciascun animale.

Scarsa informazione alimentare- Il comparto "carne di coniglio" è in leggera contrazione negli ultimi anni per varie problematiche, legate principalmente alla redditività dell'allevamento e ai costi di produzione.  A ciò si abbina una riduzione dei consumi domestici. Diverse le cause: variabilità dei prezzi, stagionalità della domanda, ciclicità delle produzioni, evoluzione continua delle norme su qualità, sicurezza alimentare e benessere animale. E ancora, una struttura produttiva polverizzata, assenza di specifiche ed adeguate politiche di promozione e di informazione alimentare, consumatori con un'età anagrafica alta. Necessario, pertanto, individuare azioni finalizzate al potenziamento economico e produttivo del settore assieme ad un'azione di comunicazione sulle qualità nutrizionali della carne di coniglio (bianca, a basso contenuto di colesterolo), che coinvolga, ad esempio, le scuole, le mense scolastiche e i pediatri.

Carne di coniglio, Veneto leader in Italia (40%)

Brambilla vuole vietare la carne di coniglio. e vende salmone e gamberi